“La più breve ed elusiva di tutte le stagioni, quella che rifugge da ogni responsabilità. Perché l'estate fugge e non ce ne resta in mano nulla, se non pezzetti, frammenti, momenti, lampi di memoria delle cosiddette, o immaginarie , estati perfette, quelle estati che non sono mai esistite.”
La solita incredibile Ali Smith che torna con l'ultimo episodio della tetralogia delle stagioni, l"ESTATE.
E mi devo ripetere. Se andate a rileggere quanto scritto nei post delle precedenti stagioni (QUI e QUI), troverete solo elogi e parole piene di stima. E così sarà stavolta, e forse ancora di più. L'idea della tetralogia è sembrata sin dall'Autunno, il primo, molto ambiziosa e ora con l'Estate, tutti possono ammirare il lavoro autorevole di questa grande scrittrice inglese che sa raccontare il presente come forse nessun’altro.
Forse perché l'estate è la mia stagione preferita e la Smith mi ha voluto regalare questa perla, ma nonostante le solite difficoltà, di cui vi parlo nei precedenti post, ci si perde nelle sue intense e straordinarie parole.
Le difficoltà, molto brevemente, sono relegate ad una forma di scrittura che a tratti risulta ostica, molto articolata, in cui bisogna impegnarsi e concentrarsi ma di cui poi ci si innamora. Lo sforzo sarà premiato con un viaggio meraviglioso.
Anche in questo romanzo troviamo gli stessi temi che caratterizzano anche gli altri suoi lavori: la brexit, il cambiamento climatico, il razzismo e l'integrazione, e, come sempre, attraverso le sue storie, ce li espone in maniera intelligente e raffinata.
In questo volume c'è però un elemento che per ovvie ragioni nei precedenti mancava: la pandemia e il suo inevitabile lockdown, appena accennato a rimarcare ancora una volta il suo essere completamente presente nei tempi che viviamo.
Inoltre non mancano nemmeno questa volta i rimandi ai grandi della letteratura (Shakespeare su tutti) con spunti sempre molto interessanti.
Questa volta l’autrice ci presenta la famiglia Greenlaw: Grace, separata dal marito; la figlia Sacha, sedicenne coscienziosa e impegnata; il figlio Robert, tredicenne geniale ma imbevuto di retorica nazionalista e sessista. Il loro destino si incrocia casualmente con quello di Art (già incontrato in "Inverno") e Charlotte, una strana coppia di creatori di contenuti per il web, e di Daniel, un ultracentenario. Attorno alle loro vicende Ali Smith crea un collage di flashback in cui come detto, un po' ci si perde, ma che non vorresti mai smettere di leggere.
Leggere le quattro stagioni della Smith è una sfida a cui non ci si può sottrarre e in cui, nonostante le difficoltà del presente, si trova sempre un risvolto di speranza e positività.
"Ma è l'estate che è così.
L'estate è camminare lungo una strada proprio come questa, verso il buio e verso la luce allo stesso tempo. Perché l'estate non è soltanto un racconto allegro. Perché non può esistere nessun racconto allegro senza l'oscurità.”
4.5/5
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