Il sole a settembre mi lascia vestire ancora leggera
Il fiume riposa negli argini aperti di questa distesa
Tu mi dicevi che la verità e la bellezza non fanno rumore
Basta solo lasciarle salire, basta solo farle entrare
E' tempo di imparare a guardare
E' tempo di ripulire il pensiero
E' tempo di dominare il fuoco
E' tempo di ascoltare davvero
Settembre - Cristina Donà
Queste mese ho terminato la trilogia "Autobiografia in movimento" di Deborah Levy di cui, del primo capitolo "Cose che non voglio sapere" ho scritto qui.
Ho deciso di fare un'unica breve recensione di entrambi i volumi perché sì, sono libri a sé stanti ma sono indiscutibilmente parte di un unica bellissima cosa. Non so bene descrivere cosa sia: la storia di una donna o dell'essere donna, un omaggio alla letteratura, una raccolta di ricordi e riflessioni sul cos'è "casa".
A farmi sentire a casa, è stata certamente la sua scrittura, rassicurante e bellissima.
3 libri da leggere, regalare, guardare, amare.
Ormai Ottessa Moshfegh non ha certo bisogno di presentazioni o lodi ma quando scrisse i racconti poi raccolti in "Nostalgia di un altro mondo" era sconosciuta ai più ma già se ne capiva il grande talento e originalità. Questa raccolta di racconti racchiude già tutte le caratteristiche che fanno della scrittura della Moshfegh qualcosa di "diverso" e superiore. C'è coraggio, tenerezza e ferocia, una scrittura viva e pulsante di chi deve ancora crescere ma ha un grande futuro davanti.
Adoro McCann e avergli stretto la mano, al Festival Letteratura di Mantova, è stato un momento molto emozionante. Ma questo libro/saggio non ha molto di emozionante se non una storia ben raccontata (e certo agghiacciante) ma che McCann ha solo riportato. In realtà è il racconto di una madre, Diane Foley, che racconta la tragica fine di un figlio rapito poi ucciso da uomini dell'Isis. Del suo incontro con uno dei rapitori e della sua immutata e imperitura fede.
Esce qualcosa di nuovo (che poi nuovo non è) di Emmanuel Carrère e ovviamente ci si fionda in libreria a comprarlo. Di lui leggerei anche la lista della spesa, certo, ma questo non rimarrà nella mia memoria come qualcosa di eclatante. Un saggio sul concetto di UCRONIA, appunto, di cui ne approfondisce il significato e l'uso attraverso testi semi sconosciuti o dimenticati, che affronta con la sua solita tenacia e capacità di ragionamento che mette quando affronta ogni argomento ma che ho faticato a trovare davvero intrigante o a capire completamente. Una sorta di "tesina" molto ben scritta in cui, ovviamente, ancora non c'è lo stile Carrère che lo ha reso famoso e che mi manca un po'.
Libro del mese del nostro gruppo di lettura, "Il sistema periodico" non è certo il capolavoro di Primo Levi, che di capolavori ne ha scritti comunque almeno due, ma un libro che a tratti emoziona e stupisce. Italo Calvino lo ha definito il più «primoleviano» di tutti, io direi il più "calviniano". A partire dallo stile, sicuramente più ironico del Levi che avevo imparato a conoscere, alla struttura (I ventuno testi de Il sistema periodico sono intitolati ciascuno a un elemento chimico), a una grande capacità di narrare anche le atrocità peggiori con l'aiuto dell'umorismo. C'è molta chimica, forse troppa, c'è ovviamente la memoria di ciò di cui Levi è stato purtroppo vittima e di cui non si deve mai smettere di parlare e leggere. Un libro di cui si salva qualcosa ma non tutto.
Un libro scambiato quasi per caso, una scrittrice che non avevo mai letto prima in un pomeriggio passato a riordinare la mia libreria. Mi sono bastate le prime righe perché il tempo si fermasse e io mi ritrovassi dopo poche ora ad averlo finito, piena di gratitudine. Ho letto diversi libri-memoir sul tema del lutto e questo come altri, non ha certo la presunzione di insegnarti come superarlo o viverlo ma solo la grande capacità, tipica degli scrittori, di saper descrivere l'essere umano e le sue emozioni, di parlarti di vita e di morte con schiettezza, onestà e tanta verità. Grazie Marcela.
"Fiera di essere disadattata", dice La Yuknavitch in una intervista rilasciata durante la presentazione di questo romanzo, dove nel pieno del suo stile graffiante e diretto, racconta degli esclusi, dei più fragili, degli orfani, delle persone che vivono ai margini. Luogo a cui pure lei sente di appartenere. "Sono le persone che ho amato di più e in cui mi riconosco" dice sempre lei.
Le grandi doti di questa scrittrice sono evidenti. Ti trasporta in un flusso di esperienze in cui a volte ci si perde, e sempre si ha la percezione di essere di fronte ad un'opera fuori dall'ordinario. Fuori da ogni schema, con cambio di tempi storici, personaggi e dimensioni. Impegnativo e gratificante.
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