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C.

non si giudica un libro dalla copertina


“Un giorno di giugno di qualche anno fa un uomo che diceva di amarmi, osservò con tono di rimprovero, che zoppicavo”.


Lo zoppicare di cui parla Pia Pera è stato il primo sintomo della malattia (la SLA) che l'ha portata precocemente alla morte e che ha scelto di raccontare in "Al giardino ancora non l'ho detto", diario commovente e profondissimo in cui esprime tutto il suo amore per la vita e per il suo giardino, protagonista insieme a lei di questa lettura.


Ero in possesso di questo libro da anni ma, chissà perché, ne ho sempre rimandato la lettura e ora devo ringraziare Emanuele Trevi e il suo bellissimo "Due vite" (che gli è valso la cinquina e probabile vittoria allo Strega) per avermi riportato alla mente questo piccolo gioiello, un regalo che Pia ha lasciato a tutti noi in cui non cerca di dare risposte ai grandi temi della vita ma piuttosto a formulare le domande giuste e a farci riflettere su nascita, malattia, disabilità, morte.

Ne emerge una donna dalla forte sensibilità, fragile ma consapevole e una vera amante della poesia e della letteratura; una donna che vuole solo continuare il più possibile a godere del paradiso che si è creata in terra, il suo giardino, l'unica "creatura" (a parte il suo cane Macchia) per la quale sente un forte senso di colpa nel doverla abbandonare.

Con grandissima lucidità tiene un diario del progressivo evolversi della malattia e di conseguenza delle tante attività che non riesce man mano più a svolgere. Guarda il suo giardino e lo descrive con immenso amore, e con altrettanta tristezza il suo lento dirgli addio.

Proprio come una pianta del suo eden, il corpo di Pia "appassisce", "perde i pezzi"; la donna che era una volta non c'è più ma al suo posto si scopre inspiegabilmente serena e ironica, che giunge alla conclusione che la bellezza e la vita sono transitorie di natura, e se il tempo che ci rimane è poco, perché sprecarlo?


Una prosa quasi poetica, molto ispirata, una scrittrice che pur scrivendo poco ci ha lasciato tanto.



“Al giardino ancor non l’ho detto - non ce la farei. Nemmeno ho la forza adesso di confessarlo all’ape... Non devono saperlo le colline - dove ho tanto vagabondato - né va detto alle foresti amanti il giorno che me ne andrò...”


3,5/5

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