APRILE di Anna Frank
"Prova anche tu, una volta che ti senti solo o infelice o triste, a guardare fuori dalla soffitta quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare il cielo senza timori, sarai sicuro di essere puro dentro e tornerai ad essere felice."
Vincitore dell'ultimo Booker Prize, "Il canto del profeta" è un libro che poteva facilmente cadere nello scontato o faticare ad emergere in quel genere definito "distopico" che contiene capolavori irraggiungibili (La strada, 1984, Il racconto dell'ancella, etc...) ma anche molti libri abbastanza banali. Il colpo di genio di Lynch è stato quello di raccontare un evolversi di una situazione sociale e politica apocalittica (dall'insediarsi di un partito di estrema destra fino a una guerra civile) dall'interno del quotidiano di un'unica famiglia. Una lettura difficile da affrontare in tempi come questi, un libro che non racconta niente di nuovo ma che è, appunto, una sorta di profezia di ciò che è sempre accaduto e che ciclicamente, continua ad accadere. Un finale spiazzante che lascia al lettore la responsabilità di decidere se avere o meno speranza. Bello.
Ho parlato tante volte della mia passione per Lidia Ravera, bene, anche questa volta mi ha emozionata e lasciata piacevolmente appagata.
La sua scrittura, al di là delle storie e delle trame, è delizia ed eleganza.
Dopo una fortunata serie di romanzi dedicati al terzo tempo, ci spiazza raccontando in prima persona la storia di un ragazzo quindicenne, con la passione per la scrittura, asociale, onesto fino alla crudeltà, feroce e allo stesso tempo adorabile.
La mia stima per Jennifer Guerra ormai è chiara e palese e viene confermata anche stavolta, dal suo ultimo saggio in cui solleva una riflessione sulla "brandizzazione" del femminismo; dice :"il rosa è diventato il simbolo dell’emancipazione femminile e delle nobili cause a essa associate. Non di rado, però, sotto questo colore si nascondono operazioni di marketing dalle finalità opache, che ammiccano verso un certo tipo di utenza per ottenere un ritorno economico e di immagine." Se i confini tra ciò che è femminismo e ciò che non lo è diventano tanto labili da svanire, allora, anche il significato stesso della parola rischia di fare una fine analoga.
"Arthur Rimbaud è un mito nero ed eterno: passato, presente e futuro del mondo a rovescio."
In questo testo, espressione di un giovane poeta nell'abisso dell'esistenza, dove convivono genio e follia, c'è il sunto di Rimbaud e di ciò che lo ha reso mito.
Un viaggio poetico all'inferno. Un testo che possiamo definire punk, ribelle, unico.
Un memoir letto d'un fiato, la storia di una ragazzina che vive un lutto che la porta ad affogare nel cibo le proprie paure e insicurezze, fino a trasformare il suo corpo in quello di una "balena", ma è anche la storia di una donna che si riappropria di quel proprio corpo fino ad amarlo. Un memoir molto sincero che racconta una rinascita e il percorso che è stato necessario per arrivarci.
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