Sono tanti gli scrittori e i poeti che nella loro vita hanno dedicato versi e parole alla morte di una persona molto cara. Che hanno trovato nella scrittura il modo di esorcizzare o alleviare anche solo leggermente il dolore che provavano e cercare di rendere immortale il ricordo di un figlio perduto.
Sono tanti e Naja Marie Aidt si fa aiutare dalle loro voci nel suo straziante "Se la morte ti ha tolto qualcosa, tu restituiscilo. (Il libro di Carl)" in cui mescola i suoi ricordi personali, le sue parole di madre orfana, a quelle di tanti altri autori.
Come se le sue non bastassero o faticasse a trovare il modo di esprimere il dolore che una madre prova alla morte di un figlio.
Ma del resto, come si fa a raccontare il più atroce dei dolori? Come si fa ad accettare la morte della persona a cui si è data la vita?
E' una sera di Marzo del 2015 quando suona il telefono, è il suo ex marito che le dice di correre in ospedale: Carl, il figlio venticinquenne, è morto.
La poetessa ripercorre tutto quello che è successo quella notte pian piano, ne spezza il racconto e lo riprende, fino a svelare lentamente il motivo della morte; di pagina in pagina l’autrice mette ordine nella propria disperazione e il risultato è il viaggio di una madre dentro di sé, un viaggio alla scoperta della morte e alla sua accettazione.
E' frammentato e scomposto come può essere il cuore e la mente di una madre in lutto,
le pagine sono lo specchio delle sue emozioni, una raccolta apparentemente disordinata di stralci di poesie, definizioni da vocabolario, ricordi e versi.
Una sorta di diario del dolore che pian piano si fa sempre più ordinato, più razionale e mostra come forse, dopo anni, anche la scrittrice abbia trovato una forma di pace e calma interiore. Come si sia lentamente rimpossessata della scrittura e di come questa l'abbia aiutata ad affrontare quel lutto devastante e così innaturale.
"Non credo a nulla, non credo al paradiso, all'inferno, a Dio, guarigione, vite passate, sputo su tutte queste stupide concezioni, non credo all'Ade, alla legge del Karma, alla vita dopo la morte, alla trasmissione dell'anima, sputo su tutto quanto con il più profondo disprezzo, non credo al destino, all'astrologia, al contatto con i morti, ai fantasmi, agli angeli, ci vomito sopra, mi infurio col più profondo disprezzo, dico si fotta questa merda, ci sono solo la vita e la morte, la vita e la morte, credo solo alla delicatezza, quando ci prendiamo cura del corpo morto, siamo costretti a separarcene."
Carl non potrà mai leggere questo libro a lui dedicato, ma possiamo farlo noi e fare tesoro di ciò che insegna, che non c'è ragione, non c'è scopo in un tragedia del genere ma bisogna accettarla e imparare a conviverci tentando di addomesticare quella bestia feroce che è il dolore. Perché questa è la vita.
4,5/5
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