"Non ti senti mai come se stessimo rincorrendo qualcosa? Qualcosa più grande di noi. Non so, qualcosa che possiamo vedere solo io e te. Come se stessimo sempre correndo, correndo, correndo e correndo ancora?" -
"Già", dissi. "Stiamo correndo eccome. Correndo con le forbici in mano."
"Correndo con le forbici in mano" è un libro autobiografico dello scrittore Augusten Burroughs. Sapere che è autobiografico è necessario prima di leggerlo (e si faticherà a crederlo), per rendersi conto di quanto la realtà possa superare la fantasia e di come, un'esperienza di vita come quella di Burroughs non potesse che diventare libro e trasformare un ragazzino senza nessun titolo di studio o conoscenza del mestiere, in un meraviglioso scrittore di sé stesso.
Augusten ha nove anni, già consapevolmente gay, da grande vuole diventare cosmetologo o parrucchiere; suo padre è un professore alcolizzato e poco presente e sua madre una donna sofisticata che scrive poesie e con l'unico obiettivo nella vita di realizzarsi artisticamente e vedersi pubblicata sul New Yorker.
I due si separano pochi anni dopo e la madre, dal fragile equilibrio emotivo, si affida totalmente alle cure di un ambiguo ma carismatico psichiatra, il Prof.Finch a cui affiderà la tutela di Augusten, appena tredicenne. La famiglia Finch è a dir poco eccentrica, vivono in una casa decrepita dove vige il disordine e l'anarchia più totali, dove ogni decisione viene affidata alla Bibbia e si può praticamente fare ciò che si vuole.
Augusten deve quindi adattarsi a questa nuova famiglia composta da una madre che mangia croccantini per cani, sorelle pazze che comunicano con i gatti o smantellano soffitti, un fratellastro di 20 anni più vecchio con cui inizia una relazione e un padre che pensa di comunicare con Dio attraverso le feci.
Questo teatro dell’assurdo viene raccontato da Augusten con estrema ironia e sarcasmo ma anche con altrettanto dolore. C'è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui sta vivendo la sua adolescenza, nelle persone con cui la condivide e nei rapporti che instaura. Si rende conto di avere bisogno di regole, di un obiettivo e soprattutto di sua madre, che pian piano sta perdendo e della quale sembra l'unico a preoccuparsi davvero.
Una tragedia comica, una storia vera al limite del reale, poetica e spiazzante, che commuove e diverte in un equilibrio difficile e notevole.
"La linea che separa normalità e follia sembrava incredibilmente sottile.
Bisognava essere dei gran funamboli per non cadere."
P.S: In molti (che non hanno letto il libro) mi hanno consigliato il film. Purtroppo, assalita dalla curiosità l'ho visto e ora avrei voluto non averlo fatto. Vi prego, quindi, leggete il libro e dimenticate che esiste un film con lo stesso (tra l'altro bellissimo) titolo, perché è l'unica cosa che hanno in comune.
4/5
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