Liz Moore, giovane scrittrice americana, è nota forse ai più per il suo “I cieli di Philadelphia” e per l'ultimo “Il mondo invisibile” ma il successo lo ottenne con il romanzo “Il peso” (in Italia pubblicato da Neripozza) e io ho scelto proprio di iniziare da questo per fare la sua conoscenza.
“Il peso” di cui parla il libro è quello di Arthur Opp, uomo enormemente grasso che vive solo in una grande casa a Brooklyn da cui non esce più dall’11 settembre 2001. Quel giorno, sceso in strada dopo la notizia dell’attentato terroristico e trovatosi di fronte alla scena di una giovane donna che piangeva stringendo tra le braccia il suo bambino è stato travolto dal dolore e dalla nostalgia, dalla pietà per sé e per gli altri.
Resosi conto che non aveva nessuno da chiamare e che nessuno lo avrebbe chiamato, torna a passi pesanti a casa sua giurando di non mettere più piede fuori.
“Cercavo di ricordarmi che esistevano molte persone come me e quante di loro piombavano nella disperazione della solitudine. Accade ogni giorno, mi ripetevo, ogni giorno qualcuno perde il contatto con il mondo e diventa un nobile eremita, connesso solo con se stesso, un serpente che si morde la coda e che poi deve cercare con determinazione l’aiuto della superanima della solitudine, deve farlo, altrimenti morirà.”
Arthur è un professore ma non esercita più da moltissimi anni, non ha contatti praticamente con nessuno tranne che con Charlene, sua ex studentessa con cui, dopo una breve frequentazione, ha un rapporto puramente epistolare da moltissimi anni. Charlene ha sempre nascosto ad Arthur di aver messo al mondo un figlio fino a quando, in una inaspettata e disperata richiesta d'aiuto, confessa al proprio ex professore l'esistenza di Kel e mette in moto un processo destinato a cambiare per sempre la vita dei due uomini, due esistenze diametralmente opposte, due destini e due generazioni apparentemente inconciliabili, ma accomunati dal profondo, miracoloso amore e desiderio di riscatto di Charlene.
Entrambi i protagonisti portano addosso il peso della loro condizione, delle loro famiglie tutt'altro che perfette, si nascondono dietro a bugie e apparenze che saranno obbligati a smantellare trovando pace nel rapporto con qualcuno e nella sincerità.
La scrittura della Moore è precisa e toccante, ci proietta nei pensieri dei due protagonisti, due storie di solitudini e fragilità, due uomini accomunati dalle stesse debolezze e dalle ferite causate dall’assenza dell’amore paterno che Charlene, consapevolmente o meno, riuscirà a curare .
Un libro intenso ed emozionante, mai banale o retorico, che mostra come la famiglia può diventare, a volte, quella che ti scegli e di come, anche solo una sola persona, spesso quella che meno ti aspetti, ti possa cambiare la vita.
3,5/5
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