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C.

non si giudica un libro dalla copertina


Il solito dilemma: come mai un libro acclamato da gran parte della critica, finalista al National Book Award ed elogiato dai più a noi non è piaciuto?

Cosa non abbiamo capito? Cosa ci sfugge?

Ok, una delle due veniva da una lettura intensa, di quelle che ti si appiccicano alla pelle e ti accompagnano per diversi giorni ma questo non basta a giustificare un voto che per quanto ci riguarda è senz'altro negativo.

Abbiamo aspettato l'una l'avvicendarsi dell'altra per farci domande e scambiarci impressioni di questo lungo, interminabile, e per lunghi tratti inutile romanzo.

Volevamo conferme, rassicurazioni e come spesso accade le abbiamo ottenute.

Accade molto spesso che ci troviamo d'accordo su un giudizio, specialmente se si parla di libri, e questo non fa eccezione.

Alla fine della lettura ci siamo poste la stessa domanda: erano davvero necessarie quelle quasi 500 pagine?

Abbiamo tentennato nei primi capitoli e già i primi dubbi cominciavano a fare capolino. Pagina dopo pagina abbiamo atteso una svolta, un motivo per continuare a leggere oltre al fatto che venisse consigliato dai più prestigiosi quotidiani del settore del mondo.

Le nostre speranze si sono infrante di fronte alla noiosa realtà.


La trama (presa pari pari da Amazon che così non perdiamo tempo):

La fine di un matrimonio non è quasi mai una faccenda semplice. Eppure Toby Fleishman pensava di essersela cavata. Il lavoro non fa che regalargli soddisfazioni e le app di incontri gli hanno aperto un mondo. Medico di successo, ancora in forma e di nuovo single, viene conteso a colpi di selfie: sul cellulare ha una rassegna di gambe, décolleté, biancheria intima. Tutto perfetto, insomma, non fosse che di punto in bianco l'ex moglie decide di sparire mollandogli i ragazzini. Due figli da gestire, pazienti e capi pieni di pretese e una turbolenta vita sentimentale: davvero troppo per non ritrovarsi sull'orlo di una crisi di nervi.


I temi in ballo erano già molti dalla trama: la fine di un matrimonio con relativa crisi di identità, l'inizio di una nuova vita, la gestione dei figli, la solitudine e il senso di frustrazione per le relazioni vissute nelle chat di incontri, ma non finiscono qua, se ne aggiungono pure (crisi e pericoli dell'adolescenza, depressione, sessismo, l'amicizia) e il risultato è un polpettone superficiale e scontato dove tutto viene trattato senza profondità o originalità, non ultimo un approccio approssimativo e frettoloso al femminismo. Massì, perché non metterci anche un'impepata di salutare femminismo che va tanto di moda! ...e ve lo dicono due che il femminismo se lo mangiano a colazione, pranzo e cena.


E' stato addirittura paragonato a "Il Lamento di Portnoy" di Philip Roth (che se non avete ancora letto, guai a voi) e invece le due opere sono talmente lontane che non ci par vero lo abbiano davvero scritto. Manca l'ironia, il sarcasmo, la profondità di pensiero e l'unicità della scrittura che nel capolavoro di Roth ne fanno un libro imperdibile.


Certo, la scrittura è semplice (che di solito non è un complimento ma in questo caso ne ha, almeno, reso facile la lettura) e scorrevole quindi non si fatica moltissimo ad arrivare in fondo ma mancano i contenuti, non ci si affeziona ai personaggi e si continua a leggere in attesa di un motivo per finirlo. Motivo che non arriva.

Ultimo appunto: la voce narrante è quella di un amica che, marginalmente o meno, partecipa alla storia dei protagonisti, un'idea un po' paracula che vuole essere originale ma non lo è e che forse non ottiene l'effetto voluto ma anzi, rende tutto un po' costruito e poco credibile.


Un libro già dimenticato.


2/5

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