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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


“Provo dolore qui, nel luogo oltre la vita dove mi trovo. Questo non cambia. Non smetti di essere umano nel giro di una notte, per quanto le favolette della Bibbia vogliano farcelo credere. Non ci solleviamo con lo spirito, sorvolando la storia della nostra vita… Qui io sono marmo bianco. Sono ebano. Sono all’interno e all’esterno di ciò che ero e che non ero. Porto addosso tutte la tonalità della carne e dei capelli, e ogni rosso con cui dipingere le labbra. I colori che mi travolgono come onde. Che cos’è un’anima, in fondo, se non qualcosa di tutto?”


Arch (Arcade) è morta ed è proprio da questo "non-luogo" che ci racconta la sua storia.

La sua e quella di sua sorella gemella Duffy, due bambine cresciute "Sul lato selvaggio".

Tiffany MacDaniel racconta, in questo struggente e meraviglioso romanzo, il lato selvaggio della vita, quello in cui a molti, purtroppo, capita di nascere, abitato da mostri e dolore, violenza e ingiustizia. Dove due bambine crescono ai margini della società, con due genitori tossicodipendenti e dove perdono pian piano ciò che gli da sicurezza, stabilità e un poco di amore. Di fronte a tutto questo orrore si rifugiano nell’immaginazione: “Rendi bello il lato selvaggio” è la richiesta di Daffy, ogni volta che la realtà diventa insopportabile, e allora Arch prova a raccontare una realtà diversa, fatta di regali e non di botte, di amore e non di droga, di famigliari ancora vivi e musica da ballare. Provano a trasformare il bello in brutto, proprio come faceva la nonna cucendo loro una coperta colorata, ma diventerà sempre più difficile farlo, fino a diventare impossibile. Finché non si faranno, anche loro, il primo buco.

Perché dalla realtà non si scappa.


Il libro è ispirato a una storia vera: nel 2014, in Ohio, sono state uccise sei donne, tutte tossicodipendenti e prostitute, un caso rimasto irrisolto ma sui cui non si è indagato a sufficienza, visto chi erano le vittime.

Arch cerca, attraverso il suo racconto, di dare un valore alla propria vita e a tutte le persone che il mondo non vuol vedere e continua ad emarginare.

Fatico a trovare le parole per descrivere, non tanto il libro, ma le emozioni che mi ha provocato, combattuta, ad ogni frase, tra lacrime, rabbia e dolore.

Un libro straordinario, straziante e crudo, ogni pagina è una coltellata al cuore e allo stesso tempo è pura poesia.

È una storia di disperazione, speranze deluse e fallimenti, ma è anche un inno alla vita che la protagonista celebra, a dispetto di tutto. È una storia d’amore tra sorelle, quell'amore che supera quello per noi stessi, che lega due persone capaci di esistere solo una in relazione all'altra.

Come in ogni lavoro della McDaniel c'è tanta fantasia e magia che prendono pian piano sempre più spazio; sogni che si mescolano alla realtà, incubi da cui non si uscirà più.

Ma la realtà può essere peggio di qualsiasi incubo così come l'essere umano di qualsiasi mostro immaginario.

Ciò che dobbiamo sperare è che questo mondo cominci a ricordare gli abitanti e le vittime del suo lato selvaggio come ciò che sono: delle persone fatte di sogni, amore, desideri, vita.


"L'ho vissuta sul lato selvaggio, e si può tranquillamente dire che nessun cuore è al sicuro, sul lato selvaggio, ma vorrei aggiungere qualcos'altro. Vorrei dire che sul lato selvaggio c'era comunque amore. Amore per noi, amore da parte nostra, amore fra di noi. Siamo state figlie, sorelle e madri, ma nessuno crederà a questo se non dopo aver pensato che eravamo tossicodipendenti, prostitute e individui dalla mente debole, di cui è stato facile sbarazzarsi per poi dimenticarle. Vi dimenticherete anche di noi.

Se però, per puro caso, dovessimo tornarvi in mente... siamo state figlie, sorelle e madri. Ricordateci per questo."


5/5




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