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  • C.

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Questo dovrebbe essere un post scritto a 4 mani ma non posso assicurare che S. ce la faccia, è ancora troppo emozionata, ha gli occhi a forme di cuore e il rischio è che scriva solo MERAVIGLIOSO più o meno 1000 volte, credetemi.

Quindi aspettiamo che si calmi un po', intanto comincio io.


Inizio dalla fine, e cioè dal voto, che se si potesse superare il massimo consentito, questa sarebbe la volta di farlo perché "The Eddy" è una serie perfetta.

Frutto di quel genio di Daniel Chazelle la serie racconta il Jazz attraverso quelli che il Jazz lo suonano, lo vivono, lo ascoltano e racconta Parigi, la città più bella del mondo anche quando è sporca, malata, pericolosa e racconta il dolore, quello della perdita, della solitudine, della povertà, dell'abbandono attraverso 8 personaggi e soprattutto attraverso la musica.


The Eddy è un locale parigino di proprietà di due grandi amici, Elliott (musicista famoso ma che da anni non si esibisce più) e Farid (trombettista dal carattere passionale e imprevedibile); il locale è l'unica speranza per i due amici e per la Band, messa in piedi da Elliott e che si esibisce sul suo palco tutte le sere. La band, multietnica e di grande talento sta vivendo un moneto di crisi e l'entusiasmo degli inizi fatica a tornare, così come il locale che, a causa di affari poco chiari rischia di chiudere, o peggio.


Ogni puntata è dedicata a un personaggio di cui si scopre la vita al di fuori della band e quello che viene mostrato è un mondo di persone vere, dalle vite difficili, che non hanno nulla da perdere se non la loro musica e con essa il loro riscatto nella società e nella vita.

Nessun personaggio è stereotipato, le donne sono finalmente donne vere, non perfette, non bellissime così come gli uomini che mostrano le loro fragilità e debolezze.


La serie è costruita come il Jazz, in maniera anarchica e non lineare, non segue nessuno schema preciso o scontato. Ai dialoghi, bellissimi e sussurrati anche quando si alzano i toni, si prediligono le immagini e la musica. La fotografica che richiama il cinema in pellicola, così come le riprese, intime e rubate, ti portano proprio lì, dove vorresti essere, seduta in uno di quei tavolini o nei loro appartamenti caotici e ombrosi.

Tutto viene vissuto in funzione della musica, dotata di una funzione salvifica: i guai e le frustrazioni scompaiono nel momento in cui viene pizzicata una corda o viene dato fiato alle trombe. Loro esistono grazie alla musica, anche quando le cose vanno male, anche quando la rabbia più cieca o lo sconforto ti assalgono, il tuo strumento è lì per tirati fuori dal buio.

Inutile dirvi che la colonna sonora (composta da Glen Ballard e Randy Kerber) è una vera figata. In questi giorni è riuscita a trasformare i nostri appartamenti in Jazz club, ok...abbiamo dovuto lavorare parecchio di fantasia per sostituire Parigi al paesino di provincia emiliano ma del resto, anche questo la musica fa.


Un inno quindi al potere della musica, dell'amicizia e della famiglia, anche quando questo è un'insieme di persone dai tanti colori, che parlano lingue differenti, che abitano case diverse ma che in lei si ritrovano e grazie a lei, esistono.

Eccomi, (sono S.) dopo qualche giorno mi sono ricomposta, e ho ripreso possesso della mia capacità di giudizio. Quindi, come segnalato dalla mia socia, non dirò solamente che è una serie meravigliosa che assolutamente non potete perdere, ma anche che probabilmente, per quanto mi riguarda, è una delle più belle serie che io abbia mai visto. Per quanto riguarda il resto confermo e sottoscrivo con il sangue tutto quello che C. ha scritto. Aggiungo solo che se pensate che sia una serie snob per intenditori di

jazz, non è così. E' una visione completa, ricca ed emozionante, che vi accompagnerà per molto tempo.



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