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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


"Posso scegliere cosa sono, posso scegliere il mio sesso, la mia nazionalità e il mio nome, il luogo di nascita, semplicemente aprendo la bocca. Nessuno è tenuto a rimanere la persona che è nata, possiamo ricomporci come un nuovo puzzle."


A partire dall’adolescenza poverissima in Albania ("la discarica e il fanalino di coda dell’Europa, la prigione a cielo aperto più grande d’Europa") Bujar narra la sua storia in prima persona. I genitori, la sorella e soprattutto l’amicizia con Agim, coetaneo vicino di casa. Due ragazzini fuori luogo in un paese devastato, sempre più dipendenti l’uno dall’altro, che decidono di lanciarsi verso un futuro migliore. Vivono per le strade di Tirana, poi sulla costa, fino al viaggio da clandestini in Italia attraverso l’Adriatico.


"Non importava dove saremmo finiti, perché tutti i luoghi dov’ero stato con lui erano stati una casa."


In un lungo peregrinare che lo porterà dall'Italia alla Finlandia, passando da Berlino , Madrid e NewYork, Bujar cercherà di dimenticare l'Albania e ciò che ha lasciato, alla costante ricerca di un luogo da chiamare casa, per poi comprendere che l'unica vera casa che ha conosciuto era Agim.


"Cosa puoi fare quando la tua storia, così tragica che dovrebbe semplicemente essere accettata con compassione, provoca negli altri odio?

Dove vai, quando non puoi più tornare a casa tua?"


Il protagonista descrive in maniera feroce e onesta l'Albania e il suo popolo, ma lo farà anche di ogni paese che incontrerà.

Un'emozionante riflessione sul diritto all'emigrazione e il concetto di appartenenza.

Chi decide qual’è casa mia? Può esserlo solo il paese dove sono nato? E se da questo voglio fuggire? Se questo paese non mi riconosce o io non mi ci riconosco?

E perché non basta la povertà per avere diritto di asilo? Non è un motivo sufficiente?

Devo per forza scappare dalle bombe?

Il diritto a una vita migliore è un diritto di tutti. O meglio, dovrebbe esserlo.

Così come il diritto a un'identità sessuale e la libertà di essere e definirsi come si vuole, chi amare e soprattutto, dove.

Pajtim Statovci va oltre il concetto di genere con una sensibilità spiazzante; Bajur è uomo e donna, è albanese o italiano, è in continua transizione sia sessuale che fisica, ma anche sociale. Si inventerà una vita diversa in ogni luogo, un nome e una storia, rubando da quel passato che non lo abbandonerà mai.


"Le transizioni" è un libro preziosissimo e una bellissima storia che (citando un altro capolavoro, "Eureka Street") come tutte le storie, è una storia d'amore.


"Morire ed essere morti sono due cose diverse."


5/5

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