Dopo aver conosciuto David Kepesh, il protagonista del romanzo di Philip Roth, "L'animale morente", ho avuto ovviamente la curiosità di andare a leggere gli altri romanzi di Roth in cui è presente questo personaggio.
Ebbene, scopro che fa capolino nel romanzo "Il seno" del 1972, che più che un romanzo si potrebbe definire un lungo racconto.
Un testo breve (appena 60 pagine in formato piccolo) che definirei grottesco.
Col senno di poi credo che se per primo avessi letto questo romanzo probabilmente il mio interesse sarebbe scemato subito, e sarebbe stato un vero peccato.
Fortunatamente questo non è successo e non mi sono persa "L'animale morente", che considero uno dei romanzi migliori di Roth.
Ma come abbiamo detto altre volte, non sai mai cosa aspettarti da questo grande scrittore: una grande scoperta o un grande "boh".
Questo per me è un grande boh, un testo poco interessante, un po' fuori di testa.
Per ragioni che non ci è dato sapere, il professor Kepesh si ritrova trasformato in un enorme seno. Cieco ma provvisto di udito e soprattutto di sensibilità cutanea, riceve le visite del padre, che gli racconta le vicende del suo piccolo mondo ebraico, dell'affettuosa e banalissima fidanzata, del rettore, che fugge travolto da un riso incontenibile, e del suo psicanalista. Ma soprattutto viene lavato da miss Clark, l'infermiera che gli procura un piacere immenso.
L'avvenimento è ovviamente paradossale e grottesco e ricorda le Metamorfosi di Kafka, che però già ai tempi della scuola non avevo amato, figuriamoci ora, se posso aver voglia di riprendere l'argomento che su di me non ha mai avuto presa, con tutto quel che ho da leggere.
Sembra quasi che l'autore si sia divertito a scrivere questo racconto, quasi una deviazione rispetto al suo percorso e che per fortuna è rimasto un fatto isolato, nella sua bibliografia.
Si legge in un'oretta e quindi niente di tragico, ma sinceramente poco emozionante e poco interessante ai miei occhi. A tratti divertente ma alla lunga piuttosto sterile e fatalmente dimenticabile.
2/5
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