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C.

non si giudica un libro dalla copertina


Odio gli uomini”, libro dal titolo a dir poco provocatorio e che, per questo, ha ricevuto addirittura denunce per incitamento all’odio (ma boh), spiega, in maniera molto semplice, perché Sì, si può odiare gli uomini (tutti) e perché non ci si dovrebbe poi scandalizzare tanto.

Non c’è nessun incitamento all’odio, credetemi, in questo breve pamphlet di Pauline Harmange (blogger e attivista) uscito a febbraio per una piccolissima casa editrice e che, grazie al passa parola (ricordiamo che la Francia è famosa per aver scoperto e lanciato diversi autori proprio grazie al passaparola dei lettori) è arrivato nel giro di poche settimane anche da noi, edito da Garzanti e in traduzione in 13 paesi.


"Mi sono sobbarcata il carico emotivo della relazione.

E' ciò che le donne sono costrette a fare, perché nelle relazioni eterosessuali sono le sole che hanno imparato a farlo."


La scrittrice, dichiaratamente bisessuale, si è da poco sposata con un uomo e per questo motivo è stata subito tacciata di ipocrisia da chi, questo testo, non l’ha ovviamente capito. A farglielo capire però ci pensa lei spiegando che si possono odiare gli uomini pur amandone uno, volendo bene ai propri padri o amici maschi, certo, ciò che si odia è il sistema patriarcale, non certo creato dall’uomo moderno ma di cui lo stesso, se continua a sfruttarne i privilegi che questo sistema gli concede, ne diventa comunque complice. Non parliamo poi di quegli uomini, che le donne, le odiano proprio. E magari le uccidono pure.


"A pensarci bene, ne abbiamo davvero tante di ragioni per odiare gli uomini.

E sono ragioni basate sui fatti. Ma loro, gli uomini, perché odiano le donne? Considerando che da migliaia di anni godono dei vantaggi della loro posizione dominante, che cosa abbiamo fatto per meritarci, ancora e sempre, la loro violenza?""


La misandria che, è palese, non esisterebbe se non come reazione alla misoginia, del resto, non ha mai mietuto vittime, cosa che non si può certo dire del contrario.

E non parliamo solo di vittime di femminicidio, stupri, percosse fisiche ma di ogni forma di sessismo, discriminazione o abuso di potere che le donne devono, ogni giorno, affrontare.

Quindi sì, senza ipocrisia, la Hermange si definisce misandra e ne spiega il perché.

Non violenta, non uccide, non offende, non interrompe o zittisce un uomo in quanto tale ma lo odia, per tutto quello che le donne hanno dovuto e devono, ogni giorno, sopportare.

Un libro che scatena la discussione, quella tra donne e uomini (se solo lo leggessero ma è una speranza vana) e che lancia un grido di battaglia, provocatorio quanto urgente, che tutte le donne dovrebbero urlare e che tutti gli uomini dovrebbero finalmente ascoltare (tacendo).


3/5

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