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S.

non si giudica un libro dalla copertina


"Le madri non dovrebbero fare figli che soffrono. Non dovrebbero fare figli che muoiono. E non dovremmo fare figli cattivi."


"La spinta" è il libro d'esordio della talentuosa scrittrice canadese Ashley Audrain.

Si tratta a mio avviso di un ottimo romanzo e l'argomento trattato è di quelli difficili e soprattutto rappresenta un grande tabù per la società conformista e inquadrata in cui viviamo.

La difficile situazione in cui alcune madri si ritrovano alla nascita del loro primo figlio. Una maternità spesso idealizzata che nella realtà presenta spesso diverse problematiche. Lo so, non si può dire. E invece, pur non essendo madre, posso facilmente capire che sia possibile mettere in discussione il senso di maternità.

E' quello che fa Blythe, la protagonista di questo avvincente romanzo.


"Alcune madri lo avrebbero definito amore, a me sembrava sgomento. Meraviglia.

Non pensavo a cosa avrei fatto dopo, a cosa fare una volta tornate a casa.

Non pensavo a crescerla, a prendermene cura, né a chi sarebbe diventata.

Volevo stare sola con lei; in quel lasso di tempo surreale, volevo sentire ogni battito. Una parte di me sapeva che non saremmo mai più esistite in quel modo."


La nascita della sua prima figlia, Violet, è stata un percorso accidentato fin dai primi giorni in cui l'ha messa al mondo. La bimba presenta da subito un carattere scostante, problemi comportamentali e cattiveria innata, arrivando ad allontanare da sé la madre con modi bruschi e decisi.

Blythe stessa ha vissuto un'infanzia difficile, avendo dovuto fare i conti con una madre assente mai sfiorata dal senso di maternità, donna che a sua volta è stata figlia di una madre con grossi problemi psicologici. Una catena che pare ineluttabile, un destino contro cui non si può lottare.


"Perché l’avevo voluta? Perché avevo creduto che sarei stata una madre diversa da quella che aveva fatto me?"


Violet è alquanto enigmatica e il suo comportamento sfocerà in azioni gravi e violente.

Il romanzo è un viaggio psicologico in cui la madre, in prima persona, ci racconta dei suoi dubbi, dei suoi sensi di colpa e delle sue incertezze costantemente combattuta tra l'amore per la figlia, un senso costante di inadeguatezza ma anche l'odio e la paura da cui è assalita, sentimenti che una madre non dovrebbe provare.


A mio parere, la forza di questo romanzo sta proprio nell'affrontare argomenti intoccabili in maniera sincera e onesta e nel fatto che fino alla fine si rimanga sospesi nell'incertezza e nel dubbio: Blythe è una madre che semplicemente non riesce ad accettare la maternità, o Violet è l'esserino più cattivo del mondo?

E poi, si può nascere cattivi o la cattiveria è comunque sempre conseguenza di un rapporto difficile con i proprio genitori o della mancanza di affetto?


"Le madri si ritrovano col cuore infranto mille volte in una vita."


Un romanzo molto ben scritto e strutturato; capitolo dopo capitolo sviluppa una crescente tensione che non ti permette di abbandonarlo un attimo, e nello stesso tempo offre grandi spunti di riflessione.

Ottimo esordio.


4/5

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