"Chi scrive bene, pensa bene: ecco perché è così difficile."
Ecco un altro libro che ho letto troppo tardi, anche se, come si dice, "non è mai troppo tardi" (scusate il luogo comune). Questo mio aspettare dimostra quanto spesso non mi fidi completamente dei giudizi altrui e di quanto sia mossa da pregiudizi e sì, su John Niven avevo qualche pregiudizio, più che altro non mi ha mai attratto "a pelle", se così si può dire, e che mi sbagliavo lo avrete già capito.
In verità, pur avendolo sempre snobbato, ho comprato negli anni diversi suoi libri e tutto questo è sindrome di qualcosa che prima o poi mi spiegherò.
Ho deciso quindi di affrontare la sua letteratura e ho iniziato dal romanzo forse più "popolare", "Maschio Bianco Etero".
Il titolo dice già tutto sul protagonista, Kennedy Marr, scrittore di talento baciato dal successo, egocentrico, donnaiolo, narciso all'ennesima potenza. Beve troppo, non dice mai di no al sesso occasionale e finisce spesso col fare a botte o, peggio, arrestato. Vive di eccessi, economicamente al di sopra delle proprie possibilità, già molto alte, e per questo motivo si trova a dovere al fisco molti soldi e di conseguenza, a dover accettare un premio che lo riporterà nella natia Inghilterra a insegnare in un college per un anno.
Il personaggio è totalmente negativo, quella persona non solo da evitare ma da non diventare mai. Si attende per tutto il libro una forma di redenzione, una sorta di epifania che faccia comprendere a Kennedy il vero valore delle cose e degli affetti e non vi dirò certo se questo avverrà, vi dico solo che vi stupirà con un finale non scontato.
"Sapeva benissimo di incarnare un trito luogo comune: il romanziere di mezza età che cerca di venire a patti con la propria mortalità."
Le avventure tragicomiche, sopra le righe e i suoi comportamenti irriverenti e sempre oltre l'eccesso catturano e divertono ma disegnano anche un'identikit abbastanza reale del maschio occidentale contemporaneo, che vive di molti vizi e di pochi gesti virtuosi, un adulto rimasto adolescente, viziato e sfaticato, spesso misogino e che non riesce a guardare un metro al di là del proprio uccello; oltre che rappresentare molto bene quel circo frenetico e isterico che è la grande industria letteraria e cinematografica hollywoodiana.
Il libro è assolutamente travolgente, spassoso e capace di strapparti più di un sorriso per un personaggio per cui dovresti provare solo vergogna e un po' di ribrezzo ma che, in fondo, non puoi che ammirare in quanto capace di grande intelligenza, quel cinismo forse esagerato ma di cui vorremmo essere dotati un po' tutti e la prova costante di una coerenza rara, anche se nel rivelarsi sempre e costantemente un emerita testa di cazzo.
"Tutto quello che voleva Kennedy - tutto quello che aveva mai desiderato - era di fare sempre e comunque quello che gli andava senza mai pagarne le conseguenze.
Era chiedere tanto?"
4/5
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