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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


"Il mio più grande desiderio è essere come le persone là fuori.

Loro sanno leggere e conoscono tutto, hanno l’anima di farina bianca."


A parlare è la piccola protagonista di "Perché il bambino cuoce nella polenta", figlia di una coppia di circensi che, sfuggiti dalla dittatura in Romania, vagano di paese in paese; la sua casa è il tendone da circo in cui ogni sera vede esibirsi suo padre, clown, acrobata (e bandito) col sogno di diventare un regista e sua madre che, appesa per i lunghi capelli, cammina nell'aria sopra il pubblico.

La piccola è ossessionata dall'idea che la madre cada e muoia e per calmarla, la sorella maggiore le racconta la favola del bambino che cuoce nella polenta, storiella romena in cui i motivi per cui il bambino cattivo finisce per cuocere nella polenta sono vari e sempre più spaventosi.


Con gli occhi spalancati, quel candore spiazzante tipico dei bambini e frasi memorabili tutte da sottolineare, la scrittrice Aglaja Veteranyi, ci regala una storia intima e magica, sempre in bilico tra la luce abbagliante dei sogni e le ombre costanti della vita.


Il romanzo, in parte autobiografico, (la scrittrice, morta suicida a soli 39 anni, viene da una famiglia di circensi sfuggiti in Svizzera dove, a 15 anni, si ritrova completamente analfabeta e inizia a studiare il tedesco e a scrivere) ha uno stile davvero unico, le pagine sono ridotte al minimo, in alcune è presente anche solo una domanda, e l'impatto è fortissimo. Sono brevi frasi, frammenti di pensiero e dubbi che mostrano l'innocenza di una mente giovane ma anche la crudeltà del mondo in cui è costretta a crescere.


"La tristezza fa invecchiare.

Io sono più vecchia dei bambini all'estero."


La storia raccontata è quella di una vita ai margini, di una famiglia spaccata, di una bambina senza radici destinata probabilmente a una brutta fine ma che mantiene nel lettore una sorta di speranza. C'è tanta ironia e tanta ferocia nel modo in cui la voce di questa bambina, che diventa ragazza, racconta la sua realtà con ingenuità, candore e ironia, tra stupore e senso di una tragedia imminente.


Una lettura incantevole, di quelle che ti lasciano qualcosa nel cuore.


4/5



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