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S.

non si giudica un libro dalla copertina


Vi parlerò di due romanzi appena terminati che purtroppo mi hanno delusa.

Ne scriverò subito, perché si tratta del classico caso di libri che fra una settimana non ricorderò più, ne sono sicura.

Scompariranno dalla mia memoria, che già è parecchio in difficoltà quando si tratta di ricordare un romanzo che mi ha appassionato figurarsi quando non è così.

Dimentico facilmente le trame ma non le sensazioni che mi hanno generato.

In questo caso il sentimento principale è stato la noia.

Non è questione di scrittura, apprezzabile in entrambi i casi, quanto proprio di una trama piatta, noiosa e in molti casi banale. Una totale mancanza di tensione narrativa.


"Il Decoro" di David Leavitt (SEM)

Avevo grandi aspettative per questo romanzo. Ne ho spesso letto bene, come di una lettura divertente e approfondita della classe americana dei Radical chic.

Oltretutto l'inizio mi è parso molto avvincente e convincente.

Ci troviamo nella lussuosa casa dei coniugi Lindquist, a seguito dell'elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d'America. Assieme ai padroni di casa una piccola cerchia di loro amici tutti tristemente attoniti difronte al fatto. Tra questi, Eva, la più accanita sostenitrice di Hilary Clinton, si lancia in una sfida: chi di loro sarebbe disposto a chiedere a Siri come assassinare Trump?

Fin qui tutto bene. Ma le cose belle finiscono presto.

La trama non si infittisce, non evolve, non si articola in qualche modo.

Leavitt ci racconta le vicende di ognuno di loro, senza uno scopo e non approfondisce alcuni personaggi che sinceramente mi sarebbe piaciuto conoscere meglio.

Non si può dire che sia un brutto romanzo. Assolutamente no.

Ma nemmeno che lasci traccia o qualche spunto interessante.

Evapora tra le mani.

Peccato.

2,5/5


"Oggi faccio azzurro" di Daria Bignardi (Einaudi)

Ho letto tutti i romanzi (e non) di Daria Bignardi e nonostante non tutti siano stati indimenticabili, li ho sempre trovati interessanti e gradevoli.

La seguo da anni, sia in tv che appunto, su carta, per cui mi dispiace molto dover ammettere che sono rimasta delusa, che mi sono annoiata e che mi sono divertita molto di più a seguire le varie interviste in streaming che sta facendo per promuovere il suo romanzo, che nel leggerlo.

A differenza di altri suoi lavori, non c'è stato alcun coinvolgimento e soprattutto nessuna empatia nei confronti dei tre personaggi principali.

Galla viene lasciata dal marito, dopo vent'anni di matrimonio. La sua vita si divide ora tra fissare tristemente una magnolia nel suo giardino e andare dalla psicologa, dove incontra altre due persone: Bianca, una ragazza di diciotto anni che non riesce più ad andare a scuola e Nicola vittima di consueti attacchi di panico che passa molto del suo tempo a catalogare e scegliere donne da portarsi a letto.

In realtà esiste un altro personaggio che trovo probabilmente il più azzeccato e interessante, che è Gabriele Munter, pittrice tedesca realmente esistita che è stata anche la compagna di Kandinsky. In realtà non si tratta di un personaggio ma di una voce che si installerà nella testa di Galla, dopo essere stata a vedere una sua mostra a Monaco di Baviera.

Insomma l'idea non è niente male ma lo svolgimento sa di già letto.

Mi spiace proprio non trovare alcun motivo per poterlo consigliare.

Il titolo è molto bello, quello sì. Soprattutto il suo significato:

"E' un modo di dire tedesco che viene dal Medioevo, quando gli artigiani vedevano il cielo solo nel giorno in cui non lavoravano."

2,5/5


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