Chi svolge un lavoro di ufficio, magari in una grande azienda, con giornate scandite da sessioni di lavoro di 55 minuti esatti, sa quanto, questo tipo di lavoro, può essere alienante. Jonas Karlsson, nel suo romanzo "La Stanza" (ISBN Edizioni) cerca di dare forma a questo disagio e alla necessità, per ognuno di noi, di trovare uno spazio, reale o immaginario che sia, dove trovare conforto. Bjorn, il protagonista di questo breve ma inteso libro, è un impiegato preciso, al limite del fobico, dal carattere schivo e pignolo che fatica a socializzare con i nuovi colleghi con cui si trova a condividere un nuovo spazio di lavoro. Un giorno, mentre cerca la toilette, vede una porta, la apre e si ritrova in una stanza, un semplice ufficio, apparentemente inutilizzato. Non c'è nulla di strano in quella stanza se non che Bjorn, quando si trova all'interno di essa, si sente bene, rilassato, quasi rigenerato e comincia a non poterne più fare a meno. Lì dentro è al riparo da tutto: dai giudizi, dai pettegolezzi dei colleghi e dai comportamenti trasandati del vicino di scrivania.
Il fatto è, però, che questa stanza la vede solo lui e il desiderio di fuga dall'ambiente lavorativo si trasforma in vero disagio psicologico.
La scrittura di Karlsson è asciutta ed inquieta e riesce ad immergere il lettore nell'atmosfera ovattata e rarefatta di un ufficio qualunque, in un clima di continua attesa e sospensione, inquietante e misterioso. Un romanzo che mi ha riportato alla mente "I Baffi" di Emmanuel Carrere in quanto, se pur in termini diversi, affrontano entrambi il tema del disagio e dell'alienazione e ti pongono la stessa domanda: chi è il vero pazzo?
"Le persone grette non vedono il mondo per quello che è. Lo vedono soltanto come vogliono loro. Non vedono le sfumature. Le piccole cose che fanno la differenza."
Un romanzo che critica con una metafora l'alienazione causata da un tipo di lavoro ripetitivo, dalle abitudini forzate, dalla competitività dei rapporti con i colleghi fino a toccare il tema dell'emarginazione e della mancanza totale di empatia della società moderna.
Uno scrittore che non conoscevo e di cui mi spiace in Italia sia stato tradotto solo questo romanzo che merita, davvero, di essere letto.
4/5
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