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C.

non si giudica un libro dalla copertina


Voglio iniziare citando Boris Yellnikoff, protagonista di “Basta che funzioni”, capolavoro firmato Woody Allen, nel monologo che chiude il film: Io sono l’unico ad avere una visione di insieme. Ecco quello che chiamano genio”.

In questa prima frase ho già inserito le due parole "vietate" nelle recensioni e di cui mi si accusa di abusare, “capolavoro” e “genio”, quindi potete insultarmi pure quanto volete ma io vado avanti.

Il libro di cui sto per parlarvi non è un capolavoro, ma il suo autore è un genio vero (e di capolavori ne ha comunque scritti almeno un paio, se non di più) in quanto possiede, come Boris, la sopracitata "visione d'insieme" che emerge dalla sua capacità di vedere e capire il mondo e le persone che lo vivono.


Sto parlando di Chuck Palahniuk e del suo ultimo lavoro “Tieni presente che”, manuale di "consigli" per scrittori, a metà strada tra un’autobiografia, un romanzo di formazione e una guida per aspiranti scrittori.


"La mia formazione consiste in una laurea presa a un tavolo di cucina.

Il mio corso di studi è cominciato nel 1988 e continua ancora oggi.

Non ci sono diplomi né cerimonie ufficiali."


Il poliedrico autore, virtuoso della parola scritta, regala ai lettori delle vere perle, condividendo tutti i trucchi del mestiere, regole e tecniche di scrittura che lui ha imparato in 30 anni di lavoro come scrittore o aspirante tale.

Sì, perché per lui come per tanti non è stato facile sfondare, considerate infatti che, quando ha pubblicato "Fight Club", lavorava in una fabbrica dove assemblavano camion , ci ha lavorato per 13 anni e rinnova tuttora la tessera perché, come dice lui stesso... non si sa mai.


In questo prezioso volume ci spiega come si nutre da sempre di ciò che vede, ascolta e legge, cosa vogliono i lettori e come darglielo senza che loro se ne accorgano.

Moltissime sono le citazioni, i rimandi a film e ad altri autori per i quali non elemosina certo complimenti.

Moltissimi sono anche gli aneddoti divertenti e strampalati, al limite del reale, che Chuck si è trovato a vivere nella sua carriera e che inserisce tra una lezione di scrittura e l'altra aggiungendo una componente divertente e folle che non poteva certo mancare.

Così come non potevano mancare gli aneddoti commoventi, dai ricordi d'infanzia al dolore per la morte della madre; quella parte autobiografica che rende questo libro davvero imperdibile.


Alla fine di ogni paragrafo si rivolge al lettore come a un suo allievo e proprio come a un allievo insegna tutto quello che può, non solo sulla scrittura; spiega come fare tesoro di certi avvenimenti, come e cosa guardare in sé stessi e negli altri, come catturare ciò che è apparentemente normale per renderlo unico e meraviglioso e per trasformalo in buona scrittura. Di come una storia originale possa nascere da una frase sentita al bar o da un gesto inconscio di uno sconosciuto.


Un libro che nella sua struttura e forma raccoglie tutto ciò che insegna e che ti fa venire voglia di provare a scrivere come Chuck.

Anche se di lui ce n'è e ce ne sarà sempre uno solo.


5/5

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