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  • C.

non si giudica un libro dalla copertina


“Si pensa sempre che l’evento che cambierà tutto, il miracolo, sia altrove, ma spesso è proprio davanti ai nostri occhi. A volte siamo noi stessi, il miracolo.”


Scusate se sono un po’ arrugginita, è più di un mese che non scrivo una recensione e mi devo ancora riprendere da un jet-lag che proprio non mi molla. Fino a pochi giorni fa, infatti ero a NY, e proprio lì ho iniziato questo bellissimo memoire che ancora mi gira in testa e, come il jet-lag, non mi molla.


"Perché essere felice quando puoi essere normale?" titolo del libro, è una domanda che Mrs Winterson, una donna imponente e dalla folle religiosità, porge alla figlia in relazione alla sua sessualità mentre la ragazza, solo sedicenne, sta lasciando casa per trasferirsi in una Mini Cooper con la ragazza che ama e affermare sé stessa e la propria identità.

A distanza di quarant’anni la giovane ribelle si è trasformata in una scrittrice affermata ma questa domanda continua a risuonarle in testa e, nel 2012, sente il desiderio di raccontare la sua sofferta infanzia e le sue esperienze alla ricerca di sé stessa e del suo posto nel mondo.


Nel libro, la scrittrice scava nei propri pensieri e sentimenti di bambina, adolescente e giovane donna, scompone e ricompone episodi della propria vita, indaga i propri ricordi, le proprie scelte, le difficoltà, le ribellioni. Il risultato è molto più di un’autobiografia.

Jeanette, nata a Manchester nel 1959, abbandonata dalla madre naturale e poi adottata dai coniugi Winterson con la speranza di farne una missionaria, cresce in una comunità religiosa repressiva in cui l’amore fisico è considerato un peccato grave, che diventa un atto diabolico se praticato con una persona dello stesso sesso. Il rapporto con la madre adottiva è duro e complicato: lei è una donna moralista e sessuofoba, totalmente anaffettiva, che reprime qualsiasi passione, si sente a disagio nel proprio corpo e crede nell’Apocalisse imminente: "una depressa istrionica, una donna che teneva una pistola nel cassetto degli stracci e le pallottole in un barattolo di cera per i mobili. Una donna che stava alzata tutta la notte a fare torte per non dormire nello stesso letto di mio padre".


A Janette è vietato praticamente tutto e più di tutto leggere narrativa, perché, come dice la madre, “Scopri di cosa parla quando è ormai troppo tardi”. Proprio in risposta a questo divieto, la ragazza si tuffa nei libri, decide in maniera maniacale di leggere tutta la narrativa inglese dalla A alla Z, vive praticamente in biblioteca o acquista libri che nasconde sotto il letto. Libri che sua madre troverà e di cui farà falò non riuscendo però a mettere fine all’amore della figlia per le parole, che diventeranno non solo il suo mestiere, ma la sua salvezza.


“Non avevo idea di cosa leggere, né da dove cominciare, così decisi di procedere in ordine alfabetico. Grazie a Dio, lei di cognome faceva Austen…”


Un libro feroce e triste ma pieno di speranza e con un grande messaggio, quello che siamo noi la nostra salvezza e di cercare sempre la propria affermazione, quella che chiamiamo felicità.


"Cercare la felicità, io l’ho fatto, e lo faccio tutt’ora, non equivale a essere felici… quello che cerchi è il significato… ci saranno volte in cui andrà così male che sopravviverai a malapena e volte in cui capirai che sopravvivere a malapena secondo i tuoi parametri è meglio che vivere una pomposa vita a metà secondo i parametri degli altri"


4,5


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