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C.

non si giudica un libro dalla copertina


Volevo iniziare questo post ringraziando la persona che consigliò, in un'intervista, la lettura di questo libro ma la mia memoria è proverbialmente un disastro e quindi niente, chissà chi eri, io ti ringrazio comunque.


Da mesi mi ero segnata questo titolo, sicuramente un libro di quelli che si vedono poco, di cui nessuno parla, ma di cui dovrebbero parlare tutti e avere un posticino in ogni vetrina di ogni libreria.

"Chav" traducibile in italiano come "coatto" è uno di quegli strani ibridi difficili da catalogare, tra il saggio e il memoir, è una raccolta di memorie e riflessioni di D.Hunter, misterioso autore dalla vita a dir poco tormentata ed estrema.


“La prima volta che ho fatto sesso per denaro avevo dieci anni, l’ultima volta ne avevo quindici. Per tre anni è stata la principale fonte di reddito a casa di mia madre, prima di diventare più abile nello spaccio e nei furti. Anche mia madre faceva sesso per denaro, ma poi quei soldi finivano in eroina, in alcolici, e una fetta andava al tipo che la sfruttava. Per questo dovevo trovare un modo per garantire cibo a me e alle mie sorelle, comprare vestiti per andare a scuola, evitare che il contatore elettrico a pagamento arrivasse a zero."


Cresciuto nel sottoproletariato di Nottingham, per campare ha lavorato come sex worker, spacciatore e ladro. È un bambino cresciuto in strada, costretto a subire abusi, arrestato e incarcerato più volte. Patisce violenza, impone violenza. Ma dopo i vent'anni riesce a rompere il ciclo grazie a un libro che trova durante un periodo di reclusione, sono

"I quaderni dal carcere" di Antonio Gramsci e inizia a unire i puntini della propria storia.


Di questo suo passato parla con una sincerità e una schiettezza da far venire i brividi ma non vuole che questo sia un libro su di sé, non lo ha scritto per sentirsi dire

"Bravo, ce l’hai fatta" o per provocare pietismi o compassione.

Vuole invece mostrare il volto umano di un mondo di reietti che non solo sono invisibili ai più, ma sono il risultato di un sistema capitalista e patriarcale; parla di attivismo e della sua importanza ma senza incensamenti, anzi, mostrandone i tanti limiti e ipocrisie; punta il dito contro la discriminazione sociale e mette a nudo i traumi del capitalismo.


D. Hunter è stato una vittima ma non si pone mai come tale: nelle strazianti pagine in cui racconta la serie di violenze che ha subito tra riformatori, abusi, tossicodipendenza e povertà riesce a vedersi comunque come un privilegiato in quanto maschio bianco.


“Non conosco nessun nero o nera d’estrazione working class che ce l’abbia fatta, anche se sicuramente qualcuno ci sarà, ma son certo che per loro è stato più difficile che per me”.


Chav è un libro che pone molti interrogativi, ma che dà anche tante risposte.

Non può esistere politica, ci dice, se non ci stanno a cuore il disagio mentale, l’abuso sull’infanzia, la condizione di isolamento, la povertà assoluta, la violenza subita e inferta. E soprattutto non può esistere politica se non riconosciamo le condizioni che ci occorrono per emanciparci.


Un libro che spero aiuti a vedere certe realtà con altri occhi e senza pregiudizi, a pensare, conoscere e imparare prima di parlare e a smetterla di dire cazzate.


4/5


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