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C.

non si giudica un libro dalla copertina


problems

"La vita non è breve. La vita è lunga. È per questo che devi fare qualcosa."


"Stupefacenti complicazioni" è il sottotitolo di "Problems", romanzo d'esordio di Jade Sharmin (Pidgin); sottotitolo che, se non si è "studiato" un po' prima, potrebbe far pensare a un libretto simpatico, addirittura leggero.

Niente di più distante da quello che è in realtà "Problems", romanzo che di leggero ha ben poco.

Ne ho sentito parlare in una recensione nella quale veniva consigliato a chi aveva amato Fleabag (la nota serie Tv firmata Phoebe Waller Bridge) e io, che Flea l'ho letteralmente adorata ho un po' arricciato il naso (non amo le recensioni che si basano sui paragoni, soprattutto quando di opere così distanti) ma la cosa mi ha certamente incuriosito.

Tralascio quindi il confronto con la sere Tv che poco c'azzecca in quanto la protagonista di questo romanzo non ha la stessa ironia, la sfacciataggine, ma soprattutto perché, in questo caso, siamo di fronte a un personaggio davvero tragico.

Io qui, di ironico, ho trovato ben poco.

Maya è una giovane newyorkese con un marito innamorato di lei ma alcolista, una relazione extraconiugale con un anziano professore, un lavoro senza sbocchi, un grave disturbo alimentare e una dipendenza dall'eroina.

Il romanzo, scritto in prima persona, è una sorta di flusso di coscienza della protagonista che si muove tra esilaranti oscenità e momenti di profonda riflessione e che ci porta nel suo mondo autolesionista, estremo, distruttivo.

Attraverso un linguaggio schietto e senza filtri si entra immediatamente nel mondo e nella mente di Maya e si vive il suo disagio e le sue tante insicurezze. Sembra infatti che non voglia essere felice, si ostina a non terminare gli studi, spende tutti i soldi in eroina, manda a monte un matrimonio che potrebbe funzionare, non mangia se non quando rischia di svenire e non smette di drogarsi.

Quella che insorge nel lettore è compassione ma soprattutto rabbia per una una ragazza acuta e scaltra, apparentemente libera, ma che si ritrova vittima dei soliti cliché, incapace di vivere da sola e di accettarsi per quello che è.


"È un arte rendersi così non amabili."


Un libro sulle dipendenze, da quelle che ti causano infelicità o insicurezza, a quelle che ti possono portare alla morte.

Un libro scomodo e autentico, dalla prosa intensa e nuova, una bella scoperta.


"Forse l'unica cosa che la sofferenza insegna è che la sofferenza fa schifo."


3,5/5


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