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  • S.

non si giudica un libro dalla copertina


Maggio mese delle scrittrici! E che scrittrici!

Donne meravigliose che ci hanno fatto trascorrere ore deliziose, sfogliando i loro libri. Donne che attendiamo sempre con fiducia ed emozione.

Una di queste è Elizabeth Strout che finalmente è tornata e che, con il suo "Oh William!" non ci ha deluso nemmeno questa volta.

Si tratta del terzo libro dedicato a Lucy Barton, la protagonista.

Dopo "Mi chiamo Lucy Barton" (2016) e "Tutto è possibile" (2017), in questo nuovo romanzo la Burton ci racconta del suo ex marito, William Gerhardt, dei loro vent'anni di matrimonio, delle due figlie, di segreti inconfessati e di tanta vita.


«Vorrei dire alcune cose sul mio primo marito, William», esordisce una Lucy Barton oggi sessantaquattrenne scrittrice di successo, aprendo questo capitolo della sua storia, e nell'immediatezza del suo proposito s'intuisce il lavorio di riflessioni a lungo maturate. Sono passati decenni da quando Lucy, convalescente in un letto di ospedale, aspettava la visita delle sue bambine per mano al loro papà; decenni da che, con pochi vestiti in un sacco dell'immondizia, lasciava quel marito tante volte infedele e si trasferiva in una nuova identità. Tanta vita si è accumulata su quella che lui e Lucy avevano condiviso, sempre in bilico tra una profonda intimità e certe omissioni consapevoli o no, che ci rendono talvolta estranea la persona che abbiamo a fianco da molti anni.

Proprio da questo deriva la locuzione "Oh William!" che la Strout inserisce quasi in ogni pagina, a voler significare ogni volta qualcosa di diverso. Che sia per un affettuoso rimbrotto, un tenero gesto d'affetto, o un severo rimprovero.

Come al solito pieno zeppo di riflessioni profonde e complesse, che indagano l'essere umano con una delicatezza rara.

Questo è l'aggettivo che sempre mi torna in mente quando leggo un suo romanzo: la delicatezza. La gentilezza con cui espone anche sentimenti duri e dolorosi. La raffinatezza nella scelta stilistica, che la rende una delle migliori scrittrici americane del suo tempo. Certamente la più elegante.


Oh Elizabeth! Come sempre, dopo aver finito un tuo romanzo, sono triste.

Perché dovrò aspettare ancora mesi per potermi rituffare nelle tue storie.


"E poi ho pensato, Oh William! Ma quando penso Oh William!, non voglio dire anche Oh Lucy!? Non voglio dire Oh Tutti Quanti, Oh Ciascun Individuo di questo vasto mondo, visto che non ne conosciamo nessuno, a partire dai noi stessi? Tranne forse un pochino, un minimo sì. Però siamo tutti misteriose costellazioni di miti. Siamo tutti un mistero, ecco che cosa voglio dire. Potrebbe essere l’unica cosa al mondo che so per certo."


4.5/5

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