Se avete voglia di guardare un bellissimo film in cui viene trattato il delicato argomento del cambio di sesso e di tutto il processo di transizione, in maniera delicata ed esemplare, questo è quello che fa per voi.
Se invece siete bigotti, catuboni e fate parte di quella schiera di nuovi inquisitori che si aggirano, patetici, professando una verità che ritengono unica e inoppugnabile, astenetevi. Non fa per voi.
Si tratta di "Girl", opera prima del regista belga Lukas Dhont, del 2018, vincitore di importanti premi al festival del cinema di Cannes (miglior opera prima e miglior attore protagonista nella sezione 'Un Certain Regard').
E' importante indicare il paese di provenienza perché come detto, questo film, in molti paesi del mondo sarebbe censurato o per lo meno ostracizzato. Non ultimo in Italia dove è passato in sordina, e come al solito in poche sale in cui vengono proposti film d'essai. Nel nord Europa in genere le cose vanno in modo diverso e lo si capisce subito, dalle prime immagini: nessun dramma da parte di familiari, amici e medici, se non quello, certamente enorme del protagonista, che non accetta il suo genere di nascita.
Tutti vogliono solamente il bene del ragazzo e al centro di tutto rimane quindi il suo problema, mentre la società sembra accettare senza tante complicazioni una situazione evidente al quale si può e si deve porre rimedio.
Lara, giovane adolescente quindicenne, interpretata da un magistrale Victor Polster vuole più di tutto, nella vita, fare la ballerina di danza classica. Un sogno per il quale ogni giorno si allena ore ed ore, impegnandosi in maniera totalizzante, come solo la danza classica ti può portare a fare. Sacrifici che a Lara non pesano, perché la sua passione è un fuoco che non le dà tregua.
Il problema di Lara è però che è nato maschio, in un corpo che ora, crescendo, non sente più suo. Un corpo che con l'aiuto di un amorevole padre e di un'equipe di medici sta attuando una transizione, per la quale però si necessita di molto tempo.
Tempo che Lara fatica ad aspettare, considerando anche l'ardore dell'adolescenza che con la pazienza fa a cazzotti, cercando in ogni modo di nascondere una virilità che è sempre più evidente e che mal si abbina alla estrema femminilità e sinuosità che la danza necessita.
Un film talmente ben girato e ben recitato che pare di guardare un documentario in cui i silenzi, le pause e le attese esprimono tutto il sentire di questa giovane ragazza. Il regista è riuscito perfettamente a rendere l'impossibile accettazione di vivere in un corpo che non si sente proprio, in un corpo sbagliato.
Se non lo avete visto, recuperatelo; vi farà soffrire ma ne varrà la pena.