Considerando quanto mi sia piaciuto "Il racconto dell'Ancella", a qualcuno potrebbe venire in mente di chiedermi per quale motivo ho aspettato ben 4 mesi prima di leggerne il sequel, "I testamenti", tenuto conto anche del fatto che ha vinto il Booker Prize!
Il motivo in realtà è proprio quello.
Sbagliando di grosso, ho pensato che un sequel, per un romanzo che è diventato oramai un classico e ne ha tutti i meriti, non fosse necessario. Che anche basta con tutte questi film, serie tv e romanzi che non trovano una fine.
Inoltre a sostegno della mia tesi posso dire che è spesso così: i sequel, i prequel e altre diavolerie del genere, raramente sono all'altezza delle aspettative.
Ho quindi aspettato quattro mesi e quando l'ho preso in mano non ero nemmeno così vogliosa di reimmergermi nella triste e desolata Gilead.
Sono bastati pochi capitoli, e l'amore è tornato a sbocciare con intensità e gratitudine, nei confronti di una magnifica scrittrice che ha saputo creare un epilogo di tutto rispetto, dopo trentacinque anni dall'uscita del primo gioiello.
Come detto ci troviamo sempre a Gilead, quindici anni dopo, ma questa volta la protagonista non è Offred, l'ancella protagonista del primo romanzo, che ritroviamo comunque come filo conduttore e legante; le voci narranti, che si intrecciano, sono tre donne molto diverse tra loro: Zia Lydia che i veri fans ricorderanno e della quale scopriremo anche il passato, Daisy, una giovane adolescente che vive in Canada e Agnes una giovane adolescente cresciuta a Gilead da genitori adottivi.
Non si può aggiungere molto alla trama per non peccare di spoileraggio, se non che le tre protagoniste remeranno in modi diversi nella stessa direzione per cercare di rovesciare il regime teocratico di Gilead.
Cosa si può dire della scrittrice, poetessa, femminista, ambientalista, attivista canadese, Margaret "mani d'oro" Atwood?
Che le sue testimonianze sono importantissime e potenti; che non la ringrazieremo mai abbastanza per aver contribuito in maniera efficace ad accendere un dibattito sociale e politico sul ruolo della donna e non solo.
Che oltre a tutto questo, e non meno importante, lo ha fatto con uno stile e un talento rari.
E quando metti insieme talento, intelligenza e coraggio, è fatta! Ti ritrovi tra le mani pietre preziose, di incalcolabile valore.
Ho letto più di una critica che non grida al capolavoro. La domanda più frequente è: c'era davvero bisogno di un sequel?
e la risposta è spesso legata ad un fine commerciale, ad una necessità televisiva.
Un po' di ragione la posso anche concedere. Ma alla fine chissenefrega... i libri sono diversi, i tempi sono cambiati, e questo romanzo mette comunque sul piatto ottimi spunti di riflessione e a livello narrativo è avvincente, ben strutturato e stimolante fino alla fine.
Ecco, non arrivo al cinque pieno solo per un finale un pochino troppo frettoloso, ma si tratta di cercare il pelo nell'uovo, intendiamoci.
Un romanzo che, insieme al suo predecessore, rimarrà in bella vista per sempre nella mia libreria e spero nelle librerie di tante giovani donne e uomini.
Un romanzo giustamente divenuto simbolo di lotta e libertà!
4.5/5