Andare al cinema e non sapere molto del film.
Non mi capita spesso, non è da me. Mi piace informarmi, sapere chi è il regista, chi sono gli interpreti, guardarmi il trailer ecc.ecc.
Non questa volta. Questa volta mi hanno portata, anche un po' controvoglia, perché ..mah, forse è più una roba per ragazzini, pensavo.
Arrivo quindi senza alcuna aspettativa. Inizia il film e dopo alcune scene mi sento in imbarazzo perché mi ritrovo a ridere di una situazione drammatica. Si può ridere delle brutture del nazismo? si può e probabilmente si deve, soprattutto se l'opera in questione è una commedia intelligente e originale.
Il film si dispiega e sono completamente e totalmente immersa in questa opera straordinaria.
"Jojo rabbit" mi ha sconvolta. Dalla bellezza, dai messaggi, dai colori e dalle interpretazioni.
Jojo Betzler è un bambino di appena dieci anni e mezzo che vive a Berlino con la madre, alla fine della seconda guerra mondiale, convintamente filo nazista, tanto da scegliersi, come amico immaginario, Adolf Hitler (interpretato meravigliosamente dallo stesso regista Taika Waititi).
Tutte le sue convinzioni ideologiche vengono messe in discussione quando scopre che sua madre nasconde nella soffitta di casa una giovane ragazza ebrea, Elsa. La loro amicizia sconvolgerà Jojo, tanto da cominciare a farlo dubitare dei precetti del nazismo, che gli sono stati inculcati dalla scuola e dal campo di addestramento.
Questo a mio avviso il messaggio forte e chiaro che arriva, come un pugno nello stomaco, da questa trama.
Nessun condizionamento è definitivo. C'è salvezza, c'è rimedio, se riusciamo a sforzarci di capire e ad immedesimarci nelle vite dei più deboli, dei vessati, dei perseguitati.
Jojo riuscirà a capire, grazie ad Elsa, quanto le sue convinzioni fossero solo propaganda, fossero tutte fesserie.
Andrebbe fatto vedere nelle scuole e spiegato e analizzato per far capire alle giovani menti quanto sia importante cominciare a pensare con la proprio testa, a quanto i condizionamenti sociali influiscano sulle nostre scelte e sui nostri stili di vita.
A fianco a me, al cinema, era presente mio nipote, di anni 12, che è uscito esaltato dalla visione di questo film. Forse a lui non sono arrivati i significati più profondi e le lezioni morali che necessitano di maggiore consapevolezza, ma attraverso la risata e probabilmente l'immedesimazione nel piccolo Jojo, si è impiantato nel suo cervello un seme, quello del dubbio, che presto germoglierà e frantumerà solide e irremovibili certezze, ne sono certa.
I bei film, i bellissimi film, la vera arte, servono soprattutto a questo.
Un film che riesce a far ridere, piangere e riflettere con notevole intelligenza. Con la giusta dose di ironia e sarcasmo, senza esagerare, in un equilibrio perfetto.
Certo, Waititi si è scelto un cast di livello altissimo, e questo gli ha facilitato le cose: il piccolo Jojo, interpretato da un bravissimo Roman Griffin Davis, Scarlett Johansson, nei panni della madre, un sempre enorme Sam Rockwell, nei panni di uno sfigato ex ufficiale, il regista stesso, nella parte dell'amico immaginario Adolf Hitler, e poi tutti gli altri, meno conosciuti ma senza dubbio all'altezza di questa opera straordinaria.
Un consiglio a cuore aperto: non perdetevelo (e magari guardatelo, come sempre, in lingua originale) perché non lo dimenticherete facilmente come non si dovrebbe dimenticare mai la storia che racconta.