"Patria" di Fernando Aramburu è un romanzo del 2016 uscito in Italia l'anno successivo.
Da subito un romanzo che è piaciuto a tutti, critica e pubblico.
Ma io, pur sapendo che prima o poi lo avrei affrontato, ne ho posticipato la lettura, un po' per le dimensioni (tendenzialmente non amo i "tomoni") e un po' per l'argomento che ,superficialmente, avevo considerato prettamente politico (lotte separatiste spagnole). Ora, dopo l'ennesimo consiglio, l'ho finalmente letto e posso dire che si tratta di un gran bel libro. Sorprendente.
La storia ha molte più sfaccettature rispetto alla vicenda politica che comunque fa da sfondo.
Si tratta di due famiglie che vivono nei Paesi Baschi in cui il capofamiglia di una delle due muore a seguito di un attentato dell'ETA, associazione in cui ha militato per molti anni, il figlio dell'altra.
Due famiglie che sono sempre state unite, i cui figli sono cresciuti assieme e che hanno abitato in case una di fronte all'altra si ritroveranno, a seguito dell'omicidio, nemiche. Si apriranno ferite profonde e non rimarginabili che cambieranno per sempre i lo rapporti.
Una meravigliosa trama viene raccontata e si sviluppa in modo molto originale: ogni capitolo racconta la storia di uno o più componenti delle due famiglie in maniera cronologicamente sfalsata (senza un ordine temporale). La stessa vicenda viene quindi vissuta e raccontata attraverso la storia, le esperienze e i punti di vista di tutti i protagonisti.
Dopo un inizio di studio in cui si cominciano a conoscere i tanti personaggi, le loro psicologie, raffinatamente descritte, e in cui cerchi di orientarti tra i tanti termini in lingua basca, il romanzo prende forma e diventa accogliente e appassionante.
Non vorresti davvero più uscirne.
Ora che l'ho finito, mi pare di aver conosciuto Bittori, Miren, Arantcxa, Josè Mari, Xaviers ecc.ecc.
Il dramma scatenante, quindi, legato alle vicende terroristiche dell'ETA, passa quasi in secondo piano ed è solamente lo sfondo di intrecci e tensioni familiari e lo "scoglio" delle 600 pagine è solamente un ricordo lontano.
Un romanzo davvero coinvolgente nonostante le dimensioni e molto originale, con una scrittura che passa con naturalezza all'interno dello stesso periodo, dalla terza alla prima persona.
Unica nota stonata, il finale: non sono ancora sicura che sia stato così azzeccato.
Si può certo dire che sia la giusta chiusura del cerchio ma ho trovato qualche buonismo di troppo e un epilogo che si era già delineato a metà libro.
Resta certamente un romanzo assolutamente da consigliare, che ti conquista pagina dopo pagina e i cui strascichi ti porti addosso per un bel po'.
"Perché credi che sono ancora viva? Ho bisogno di quel perdono.
Lo voglio e lo pretendo, e fino a quando non lo avrò non penso di morire"
4/5