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  • S.

non si giudica un libro dalla copertina


Ho lasciato che questo romanzo sedimentasse, nella mia testa. 

L'ho finito il mese scorso e l'ho lasciato lì in un angolo dei ricordi, in attesa di capire se mi fosse piaciuto oppure no.

Credo che il fatto che sia piaciuto a critica e gran parte del pubblico abbia sviluppato in me una forma di rispetto che probabilmente non avrei avuto in caso contrario, insomma sono piuttosto insicura, si sa.

Una cosa però è inconfutabile: per me non è stato il meraviglioso romanzo di cui tanto si parla.

Ho faticato a portarlo a termine, e questo è di certo un chiaro indizio che qualcosa non ha funzionato.

D'altro canto però, una volta finito non mi si toglieva dai pensieri. E' come cresciuta la necessità di ripensarci, di riflettere sui significati, sulle dinamiche e sulle metafore che la scrittrice, devo dire con molta sapienza, ha inserito nelle sue pagine.

Ma andiamo con ordine. La trama.

Andrea Dileva, professore di Greco, vive due storie d'amore parallele: una con Carla, la donna con cui vive, la sua compagna, e Laura, l'amante, sposata con un figlio che Andrea cura come se fosse suo. 

Una bella mattina Andrea si sveglia senza l'organo più importante di tutti, quello che ci permette di vivere, il cuore.

Lui vive e respira ma non ha più battito.  Scomparso. Si fa allora visitare dalla sua grande amica medico, Angelica, e scoprono che  in effetti il cuore non c'è e pian piano scompariranno anche fegato, polmoni e altri organi.

Non una lettura semplice. Ovviamente si tratta di un romanzo in stile kafkiano, inverosimile ma molto realistico, sul piano dei sentimenti e dei rapporti personali tra i vari protagonisti. 

"Carla lo voleva fino a un certo punto, e lui la voleva da un certo punto in poi.

Dunque, per loro due, quel punto era l'unica possibilità"

In realtà lo svolgimento, aldilà di quanto scritto, è tutto qua. Tutto rimane molto statico, freddo e distaccato.

Probabilmente il significato più profondo non l'ho ritrovato, limite mio, in ogni caso è stata una lettura che mi ha lasciata in sospeso, come se fossi in attesa di una rivelazione. 

In effetti pensandoci bene, il cuore è proprio l'organo mancante di questa storia. In tutti i sensi.

Non sono riuscita ad entrare fino in fondo nel racconto. Mi è mancata la passione, il coinvolgimento, l'empatia con i personaggi e soprattutto ho trovato le tantissime citazioni e i riferimenti mitologici troppo faticosi e piuttosto pesanti. 

D'altro canto la Valerio, scrittrice certamente di grande talento e di grande cultura, è capace di illuminarti con improvvise folgorazioni che ti fanno riflettere  e meravigliare di quanto si possa scrivere così bene.

Quindi sono ancora piuttosto combattuta, ma in ogni caso contenta di averlo letto.

Ecco, per esempio. Anche solo per questa frase, ne è valsa la pena:

”Se non si muore quando muoiono le persone amate, allora si può sopravvivere anche senza cuore”. 

3/5


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