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S.

non si giudica un libro dalla copertina


Questo libro di Philippe Besson, così come era stato per "Non mentirmi", è il classico tipo di libro che adoro leggere.

E' l'esempio perfetto del tipo di romanzo che leggo non appena ho cinque minuti liberi e che non vedo l'ora di riprendere in mano appena lo lascio.

Una storia (anche in questo caso autobiografica, il che non guasta) intensa e profonda raccontata con estrema limpidezza, non senza una vena ironica, e con una scrittura immediata ma non banale. Ho gradito anche la lunghezza. Non amo molto i tomoni infiniti e anche se non avrei mai voluto finirlo, ho apprezzato che il racconto fosse dispiegato in circa duecento pagine, in cui non ci sono mai tempi morti,

o descrizioni inutilmente riempitive.

E' tutto lì, pagina dopo pagina, ad inchiodarti ad una lettura totalmente coinvolgente.

Come detto ho scoperto Besson con il favoloso "Non mentirmi", che ho poi consigliato a chiunque mi chiedesse consigli di lettura, e a dire il vero anche a chi non me li chiedeva, e ora con questo "Un certo Paul Darrigrand" ho deciso che è diventato uno dei miei autori preferiti e, di conseguenza, che leggerò tutti i suoi libri.

Lo so, dico così ma poi mi distraggo con altre scelte più urgenti, altri libri imperdibili che non posso rimandare, nuove uscite etc. etc. Comunque la decisione è presa.

La trama inizialmente mi era parsa molto, forse troppo, simile a "Non mentirmi". Tutto inizia con il ritrovamento di una foto che ritrae un giovane Philippe con un bellissimo ragazzo e da qui parte il suo ricordo di un anno di passione attraverso il racconto di una breve ma intensa storia d'amore clandestina; ma poi il romanzo prende un'altra strada e pur rimanendo quello il sentiero principale, trova espedienti per raccontarti di molto altro. Della sua misteriosa malattia, in primis, e del periodo socio-cultural-politico del momento con l'innesto di brevi ma importanti cenni su eventi molto importanti capitati negli anni in cui la sua passione per il giovane Darrigrand è iniziata (fine anni ottanta).

Il paragone che sale subito agli occhi è quello con il più famoso (grazie forse anche al delizioso film) romanzo di Aciman, "Chiamami col tuo nome".

Per quanto mi riguarda, anche se i paragoni lasciano il tempo che trovano, ho preferito Besson, proprio per i motivi sopra elencati.

Una scrittura molto più scorrevole, senza momenti di lunghe, lunghissime attese, sospiri e mortifere esitazioni che mentre nel film ho trovato congeniali al racconto, nel libro ho mal sopportato (se vi interessa QUI trovate il post dedicato).

Consiglierò sentitamente anche questo romanzo perché lo scrittore francese ha grande capacità e riesce a creare grande empatia e il libro è incantevole, vero, sincero ed efficace.

"È vero, avevo perso la testa per un uomo irraggiungibile e avevo giocato pericolosamente con la morte.

Ma potevo dire che avevo amato ed ero ancora vivo."

5/5


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