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Quando da piccole ci chiedevano cosa volevamo fare da grandi rispondevamo "la sarta!" e " la ballerina!" con molto entusiasmo e convinzione ma, a conti fatti, la prima non sa neanche cucire un bottone e la seconda ha dovuto ripiegare sullo yoga.

C'è chi invece le idee chiare le aveva fin da piccolo: Il giovane Payton (Ben Platt) che ha deciso a 7 anni che da grande sarebbe diventato Presidente degli Stati Uniti di America e che da quel momento ha fatto di tutto per perseguire il suo sogno nutrendosi di biografie di ex presidenti e volumi di diritto.

Payton ora sta terminando il college e sta affrontando una campagna elettorale per diventare presidente della scuola affiancato dal suo inseparabile entourage composto dalla fidanzata storica e una coppia di amici d'infanzia e appoggiato dalla madre adottiva (Gwyneth Paltrow), l'unica persona della famiglia a cui è realmente affezionato.

La prima stagione di questa stravagante serie Tv (ideata da Ryan Murphy, il papà di Glee, di Pose, di Feud, e la mente dietro a 911 e ad American horror story) segue quindi la sua campagna elettorale che lo vede scontrarsi in primis con un amico di cui è segretamente innamorato e poi con la bionda fidanzata dello stesso. Tanti sono i personaggi che si inseriscono in questa storia e interferiscono nella sua scalata al successo (su tutti un plauso speciale va a Jessica Lange che interpreta la nonna onnipresente di una ragazzina malata (davvero?) di cancro) e che spostano continuamente l'attenzione dello spettatore mutando le dinamiche della narrazione.

"The Politician" ha qualcosa di strano, non sapremmo come altro dirlo, non sai se ti piace ma non riesci a staccartene, cambia continuamente registro e filo narrativo. È una serie eccessiva e strabordante, grottesca ma profonda.

I personaggi sono complicati, assurdi, poco realistici ma intriganti e originali.

Pensi che il protagonista sia Payton e la sua ambizione ma lo sono anche tutti gli altri, persone che sono disposte a fare di tutto pur di ottenere quello che vogliono e forse è questo il filo conduttore della serie. Non sappiamo dirvi se è un prodotto completamente a fuoco e dove andrà a parare, sta di fatto che ci ha tenute incollate allo schermo fino alla fine tra alti e bassi ma chiudendo con un’ultima puntata altissima che stravolge la serie e ci obbliga ad aspettare la seconda.

Una satira sul fare politica, su chi la vuol fare per fare del bene, chi semplicemente perché politico ci è nato.

E su come forse è il secondo, quello insensibile, carente di empatia e che si fatica a definire una buona persona, l'unico in grado di poterla fare.


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