«Be’, io non vedo la passione come… come il petrolio. Qualcosa che si esaurisce. La vedo più come qualcosa che… non so, qualcosa che perdi. Tipo le chiavi.»
Tom prende la penna che sta usando per le parole crociate e la agita. «O come questa biro.»
«Le chiavi si ritrovano, le biro no. Quindi per me è importante sapere a quale ti riferisci.»
Tom non dice niente.
«Le chiavi? O la biro?»
Tom non apre bocca. Louise comincia ad arrabbiarsi.
«Coraggio» dice. «Le chiavi o la biro?»
«Mi sa che siamo in una posizione tale che se dicessi ‘biro’ il nostro matrimonio prenderebbe una gran brutta piega.»
«E allora non dire ‘biro’».
«Io spero le chiavi, ovvio. Mi sforzo di lavorare sulla base che siano le chiavi.»
«Ma comunque vada, sono perse.»
«Sono fuori posto.»
«A meno che non sia una biro.»
«Se si tratta di chiavi le cerchi di più, dico bene? Ecco perché vengono ritrovate. Le penne si lasciano dappertutto.»
Bentornato Nick!
Ci era mancata la tua ironia, il tuo sguardo acuto sui rapporti umani, la tua sincerità.
Nick Hornby, è tornato con un lavoro che si fatica a definire romanzo, diciamo una lunga conversazione tra marito e moglie, non certo un capolavoro, ma una lettura divertente, vera, leggera, sagace, dal titolo "Lo Stato dell'Unione_scene da un matrimonio" nel quale affronta il tema del matrimonio attraverso una coppia in crisi che decide di iniziare un percorso di terapia. La cosa bella è che non ci mostra mai la terapia, non quella convenzionale perlomeno.
Il punto di vista infatti è un altro, Hornby posiziona i due protagonisti in un'unica stessa location: il pub dove ogni settimana, poco prima di entrare dalla consulente matrimoniale, i due si incontrano per una birra e un bicchiere di vino.
Non li vediamo mai a confronto con l'analista (dal bizzarro nome di Canyon) ma solo uno di fronte all'altro, nello stesso locale, a sviscerare vecchi e nuovi problemi, a flirtare, ad accusarsi ma anche a ridere insieme, come solo due persone che si conosco veramente sanno fare.
Un libro ottimista ma non troppo, cinico ma non troppo, divertente ma non troppo...diciamo molto onesto.
Una sorta di pièce teatrale di un centinaio di pagine che si legge quindi in un giorno, nella quale gli attori cercano di sviscerare, finalmente con sincerità, i dubbi, i sogni e i desideri mancati.
Hornby, lo scrittore inglese tanto amato in patria e come detto anche da noi, è come sempre molto brillante e riesce a tenere alta l'attenzione, a rendere dinamici i dialoghi tra i due e non perde mai energia nonostante i limiti (apparenti) dati dal fatto che si svolge tutto all'interno di una situazione ripetuta e statica.
Lettura condivisa, o meglio, C. lo ha letto in un paio d'ore e lo ha consigliato a S., che lo ha letto in un paio d'ore.
C: ho letto questo libricino che, guarda, te lo consiglio proprio, si tratta di un nuovo romanzo di Hornby.
S: ma dai! ma io ho una pila di libri infinita!!! Basta, consigliarmi libri che non sono in programma!
C: lo so ma ti giuro che è corto corto. Te lo bevi.
S: ma è davvero così bello?
C: ti dico di sì. Ciao
S: Comprato. Letto. Piaciuto. Ciao
4/5