Settembre è stato un mese di letture meravigliose che si sono concluse con l'ultimo romanzo di Ian McEwan, "Macchine come me".
Da quando me lo hanno regalato fino al momento in cui l'ho iniziato, sono stata sulle spine. Adoro McEwan e gli occhi di Adam in copertina (Adam è il nome del Robot, co-protagonista del romanzo) mi fissavano tutti i giorni, mettendomi addosso una grande curiosità.
Dopo aver letto il suo ultimo "Nel guscio" e ancora prima "La ballata di Adam Henry", due romanzi strepitosi, non stavo nella pelle, tanto mi erano piaciuti e mi avevano esaltata. Ero praticamente certa di finire il mese in bellezza.
Ma non si possono fare i conti senza l'oste!
Tenute per buone tutte le cose bellissime che ho sempre scritto dell'autore inglese, questo romanzo non mi è risultato imperdibile come i suoi precedenti lavori.
Piuttosto più anonimo, prolisso e con una trama poco intrigante, più simile ai suoi "Solar" e "Miele".
Intendiamoci, da un punto di vista tecnico e della scrittura è come sempre ineccepibile. Un maestro.
Ma qui mi è mancata la passione, l'entusiasmo, il coinvolgimento.
Scorre senza tanti sussulti con un inizio interessante che scade nell'apatia, in una mescolanza di notizie e avvenimenti non tutti necessari. Anzi, direi proprio troppa carne al fuoco.
Si tratta di un romanzo retro-futurista. Siamo nel 1982, quando si è appena conclusa la Guerra delle Falklnad, ma con esito invertito (l'Inghilterra ha perso la guerra), I Beatles si sono appena ricostituiti dopo 10 anni di allontanamento, e Alan Turing è vivo e vegeto ed è stato promotore di alcune delle più grandi conquiste scientifiche e tecnologiche degli ultimi anni come per esempio l'invenzione di esseri umani artificiali. Uno di questi se lo accaparra Charlie, il protagonista, che decide di investire una grossa eredità ricevuta, nell'acquisto di Adam, un robot "articolo da compagnia, sparring partner intellettuale, amico e factotum" .
Adam è molto bello, forte e affascinante e insieme a Miranda, la donna di cui Charlie è innamorato, nonché vicina di casa, formano uno strano trio.
Insomma, la sinossi non è niente male e anche l'inizio è piuttosto intrigante con risvolti psicologici interessanti. Ma poi la noia ha avuto il sopravvento e alcune scelte mi sono sembrate non necessarie. Inutilmente riempitive.
A sua discolpa (del libro intendo) posso dire che l'ho preso in mano dopo aver letto quello che, ho poi capito alla fine, essere uno dei miei libri preferiti di tutti i tempi, per cui si può dire partisse già con un piccolo gap. Lo capisco.
Letto in un altro momento forse mi avrebbe coinvolta maggiormente. Chissà.
Intendiamoci, McEwan lo salviamo sempre. Sempre e comunque, ma qualche volta ci prende in pieno, e qualche volta no.
Questa volta, per me, no.
3,5/5