Mi hanno regalato questo romanzo qualche anno fa e per ragioni che non ricordo, non l'ho mai iniziato.
Si tratta della riedizione del primo romanzo scritto dal grandissimo Philip Roth, pubblicato nel 1962.
Ha colto in questo periodo la mia attenzione, senza un reale motivo e quindi eccomi qua.
Dopo le prime duecento pagine ho scritto un messaggio alla mia socia e con grande entusiasmo le comunicavo la mia decisione: avrei letto TUTTI i romanzi scritti dal grande Philip.
Ma "Lasciar andare" è un tomone di più di settecento pagine e nel frattempo la mia euforia si è decisamente spenta, ma forse l'idea di leggermi tutti i suoi libri non è così male. Vedremo.
Ho fatto davvero una faticaccia per finirlo. Mi è parso infinito, inespugnabile. A tratti ho rischiato di abbandonarlo.
Nella sua scrittura già si intuisce il suo tocco da maestro, con battute sagaci e ironia magnifica ma la storia non decolla mai e le ripetizioni smuovono una insana voglia di sbattere il libro a terra e urlare: "ma bastaaaa"!
Al centro della storia, il giovane benestante Gabe Wallach, ovviamente di origine ebrea, che decide di trasferirsi dalla casa dei genitori, a seguito della morte della madre per continuare gli studi di letteratura e diventare poi professore. Qui incontra Paul, suo collega e la moglie Libby di cui si innamorerà. Il tutto si svolge nella New York degli anni cinquanta.
Credetemi se vi dico che in pratica la trama è tutta qui. Settecento pagine ingarbugliate di scambi verbali (soprattutto), tira e molla, storie parallele, aborti, divorzi e adozioni in un calderone infinito di cui salvo solo le prime cento pagine.
I temi trattati se vogliamo sono i soliti ritrovati nei suoi più famosi romanzi della notorietà e alcune pagine ironiche sono irresistibili ma riuscire a finire questo romanzo è stato una vera odissea e siccome oramai molti anni or sono ho preso la decisione di abbandonare i libri noiosi, sia messo agli atti che l'ho fatto solo per amore dell'autore.
In queste pagine ho trovato alcuni dei difetti che vengono qualche volta imputati al grande scrittore americano e che ho sempre negato di aver trovato in altri suoi lavori: prolisso e morboso. In questo caso all'inverosimile.
Aggiungerei addirittura claustrofobico.
Mi spiace Philip ma questo tuo romanzone non lo consiglio.
2/5