«Penso che il femminismo sia una causa comune per l'uomo e per la donna,
e che gli uomini riusciranno a vivere in un mondo più equo, meglio organizzato,
un mondo più valido, soltanto quando le donne avranno uno status più equo e valido;
la conquista dell'uguaglianza li riguarda entrambi».
Scrivere di certi libri non è certo farne una recensione. Non sono romanzi, non puoi valutarne la prosa, la trama o i personaggi, sono altro, sono di più. Uno di questi libri è "Quando tutte le donne del mondo..." di Simone de Beauvoir (Einaudi).
Famiglia, contraccezione, amore, aborto, violenza sono i temi trattati in questo volume attraverso articoli, interviste e note di Simone de Beauvoir. La scrittrice, considerata la madre del movimento femminista, affronta senza reticenze la condizione della donna e invita uomini e donne a considerare la vera uguaglianza dei sessi una conquista necessaria al progresso della società. Uscito in Francia nel 1979 (in Italia nel 1982), questo libro conserva una straordinaria e bruciante attualità, soprattutto oggi che alcuni diritti civili, conseguiti grazie alle lotte del movimento femminista, vengono messi in discussione da certi ambienti politici e confessionali.
Non conoscevo la de Beauvoir, se non come mito e, come molti, per essere stata la compagna di una vita di Sartre.
Leggendo però le SUE parole, quelle che ha rivolto a donne di tutto il mondo in giro per tutto il mondo, quelle della sua deposizione in tribunale per un caso di aborto, quelle in risposta a giornalisti maliziosi sui rapporti con il famoso filosofo o sul suo ateismo, quelle dello stesso su di lei, scopro una una vera e propria eroina e quanto onestamente lui dovesse a lei.
"Mi è stato più facile pensare un mondo senza creatore, che un creatore pieno di tutte le contraddizioni del mondo."
Nella sua pagina Wikipedia viene descritta così: "un'esponente dell'esistenzialismo e compagna di Jean-Paul Sartre."
Chissà se su quella di Sartre c'è scritto: "compagno di Simone de Beauvoir"? No, ho controllato.
Beh, questo basta a capire che quello che lei professava, l'acuta analisi delle dinamiche che portano le donne a non raggiungere quasi mai i livelli e i riconoscimenti degli uomini in molti campi, il fatto che tutto ciò fosse sbagliato e dovesse cambiare, sono parole vere ma rimaste parole, da troppi pochi condivise, parole al vento.
Se ancora, al giorno d’oggi, una donna deve “scegliere” tra famiglia e carriera, se viene cresciuta con l’idea di dover fare figli per essere completa e se paradossalmente non è neanche libera di decidere del proprio corpo (si guardi solo quello che sta succedendo in alcuni stati degli USA) è il minimo che una donna come lei sia principalmente descritta e ricordata come
“la compagna di Sartre”.
La strada è ancora lunga, forse senza fine, ma speriamo che la storia ci consegni ancora donne (ma anche uomini) così.
Una donna fuori dal suo tempo, una donna che farebbe impallidire donne e uomini dei giorni nostri e che ci ha lasciato in eredità una libertà immensa: quella di pensare con lei o contro di lei. Perché essere veramente liberi, significa volere la libertà degli altri.
Mi domando cosa viene dopo quei tre puntini di sospensione nel titolo, troppe le cose da augurarci o quelle da temere.
Lei l'ha detto e fatto. Ora tocca a noi.
"Non è nel dare la vita ma nel rischiare la vita che gli esseri umani sono superiori agli animali;
questo è il motivo per il quale nell'umanità la superiorità è stata data non al sesso che porta avanti, ma a quello che uccide."
Un libro che si va ad aggiungere alla mia (piccola ma in continua crescita) "libreria femminista", una scrittrice che va a fare compagnia alle altre mie "eroine": Virginia Woolf, Margherita Hack, Chimamanda Ngozi Adichie, Frida Kahlo, Susan Sontag, Emma Bonino,...
5/5