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C.

non si giudica un libro dalla copertina


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Come vi ho già detto, mi sono ripromessa di leggere tutti i libri Premio Pulitzer (non consecutivamente, non in ordine e assolutamente senza un termine) e in particolare quelli scritti da donne.

Questo mese è toccato a “Avviso ai naviganti” di Annie Proulx, vincitore anche del National Book Award.

Cercando su Wikipedia “Avviso ai naviganti”, la prima definizione è questa:

"sono una serie di informazioni relative alla navigazione emesse dell'Istituto Idrografico della Marina Militare che hanno lo scopo di aggiornare i naviganti su tutte le notizie, sia temporanee che definitive, riguardanti la sicurezza della navigazione."

Il libro non parla di navigazione, non in senso letterario, e il titolo, bellissimo e non certo casuale, è una perfetta metafora di ciò di cui parla. Di una “navigazione” difficile ma inevitabile, durante la quale il protagonista incontra ostacoli e intemperie, si arena ma arriva comunque a destinazione. La “barca” poi, non è per nulla idonea e lui non ha mai, proprio mai, navigato.

Lui è Quoyle, uomo docile e bruttino, il ritratto del perdente, che sbarca il lunario facendo il giornalista per una piccola testata a Brooklyn da cui viene licenziato e riassunto periodicamente. Conosce e sposa Petal, donna che lo tradisce spudoratamente e costantemente, ma da cui ha due bambine. Un giorno Petal se ne va con l’ennesimo amante, abbandonandolo. Quoyle si ritrova quindi solo con due figlie e senza sapere cosa fare. Con l’aiuto di una vecchia zia si ribella a un destino che sembrerebbe già scritto, trova un coraggio finora nascosto, prende il primo traghetto per Terranova insieme alle figlie e alla zia e va a stabilirsi in un villaggio coperto di neve quasi tutto l’anno, ai confini del mondo. Lì, li aspetta una vecchia casetta abbandonata da decenni, pericolosamente ancorata a una scogliera. Un luogo aspro che racchiude storie antiche, legami ancora più antichi e oscure superstizioni, che si trasforma nell’ultima occasione per ritrovarsi e impossessarsi, forse per la prima volta, della sua vita.

"Prese l'abitudine di passeggiare avanti e indietro nella roulotte chiedendosi ad alta voce: «Chissà? Chissà?»

Lo ripeteva in continuazione. Perché nessuno sapeva. Ciò che intendeva dire era: tutto può accadere.

Una moneta che gira su se stessa, in equilibrio sul bordo, può cadere da qualsiasi parte."

La Proulx, che ricordiamo per aver scritto anche il racconto da cui è stato tratto il film premio Oscar “I segreti di Brokeback Mountain”, scrive di un uomo comune, uno “Stoner” a cui ti affezioni immediatamente ma che vorresti scrollare e a cui vorresti urlare in faccia “Basta! Reagisci!”, inserisce questo uomo in un’ambientazione quasi surreale, l’isola di Terranova, talmente estrema e isolata da farti perdere la collocazione temporale della storia. Non possono essere gli anni 90, sembra di tornare indietro di centinaia d’anni. Vicino a lui vecchi marinai, una strana presenza che viene dai boschi, una donna taciturna ferita nell’animo e un gruppo di giornalisti che lo accolgono in un giornaletto colmo di finte inserzioni pubblicitarie ma in cui Quoyle

si scoprirà capace di scrivere bene e di cose di cui non sa nulla.

Non sono pochi i sorrisi che la scrittrice riesce a strappare (molto divertenti i titoli degli articoli che Quoyle immagina legati a varie situazioni personali come se si preparasse a pubblicarle sul giornale) dal retrogusto amaro dell’ironia che danno alla storia, apparentemente tragica, un velo di leggerezza.

Un libro molto bello, non facile, molto lungo ed estremamente impegnativo.

È lento, ha fatto fatica a entrarmi dentro, forse a causa dell’ambientazione, così lontana ed estrema, ma è un libro di cui capisci il valore pagina dopo pagina, così come la grandiosità della penna della Proulx. Siamo di fronte a un grande romanzo, di quelli che, rispetto ai romanzetti del momento, non seguono le mode ma è destinato a rimanere per sempre sugli scaffali delle librerie.

Un libro senza tempo, un libro per tutti.

Un libro che fa ben sperare, che analizza la mediocrità dell’uomo, le sue fragilità, le sue debolezze, ma anche il potere del cuore e dei legami.

E il coraggio, che non è solo atto di forza ma anche di estremo amore.

3,5/5


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