Prendete uno dei romanzi più attesi dell'anno, tre amiche, lettrici seriali e soprattutto l'occasione che ne seguirà, di poterne poi discutere davanti a una bella bottiglia di vino, rigorosamente rosso, ed è un attimo che ci scappi una lettura condivisa, che siccome ci è molto piaciuta, potrebbe diventare un appuntamento fisso.
Diamo quindi il benvenuto sul nostro blog a Petra, ( P.) che si aggiunge a noi in questa recensione di un libro tanto atteso, quanto discusso.
Il romanzo in questione è "Persone normali" della giovane scrittrice irlandese Sally Rooney.
La trama è presto detta: si tratta di una relazione d'amore tra due giovani millennials irlandesi, Marianne e Connell; due persone enormemente complessate e insicure fino alla nevrosi. Provenienti da classi sociali diverse e alla continua ricerca d'accettazione. Il romanzo si snoda quindi percorrendo le tappe del loro rapporto, dal 2011 al 2015.
Il risultato di questa prima lettura condivisa sono tre giudizi molto diversi ma del resto siamo tre donne diverse, ognuna con la propria storia e la propria sensibilità e il disaccordo, in questo caso, è solo positivo.
Leggiamo un po' cosa abbiamo da dire:
S: come già indicato dall'incipit, Sally Rooney è una giovane scrittrice molto apprezzata per la capacità di raccontare la sua generazione, di indagare le relazioni sentimentali dei giovani del suo tempo. E' importante a mio avviso specificare questa caratteristica perché probabilmente io sono fuori tempo massimo (sono troppo vecchia, insomma). Certe dinamiche o esigenze sono fuori dal mio modo di sentire e vedere le cose. Poi però ripenso ad altri giovani scrittori che mi hanno colpito, per diverse ragioni, e allora forse non si tratta solo di una questione d'età ma di gradimento, di sensibilità e di empatia.
Come avrete capito non mi sono innamorata di questo romanzo.
Non ho trovato folgoranti né il primo "Parlarne tra amici" né questo "Persone normali". Nessun fenomeno letterario per me, come spesso se ne legge.
Una scrittura che considerando, in questo caso sì, la giovane età, si può definire interessante e di grandi speranze, ma la storia mi è parsa piuttosto piatta e banale. Questa continua lotta, questi snervanti tentennamenti tra i due a poco a poco mi hanno annoiata. Un po' troppi luoghi comuni, non ultimo il dubbio dell'accettazione in base alla classe sociale, che ho trovato piuttosto anacronistico, fuori tempo e per finire errori grammaticali di cui non mi capacito, dovuti probabilmente ad una traduzione non esemplare (così come successe per "Parlarne tra amici"). Anche i risvolti psicologici, per l'approfondimento dei quali la scrittrice viene spesso osannata, sono solo parzialmente delianeati, non del tutto chiari. Ad esempio ci troviamo Marianne alle prese con rapporti sessuali piuttosto violenti, da lei voluti, fino ad certo punto mai manifestati o lasciati intendere. Ha subito violenze da piccola, questa la veloce e approssimativa spiegazione. Mah.
Non tutto è perduto però. Detto del suo innegabile talento, ho apprezzato la divisione in capitoli che si susseguono in ordine cronologico a volte a distanza di due giorni e a volte di tre mesi, e in fondo una lettura lineare grazie a dialoghi brevi e asciutti. Non amo la pomposità e sicuramente la Rooney ha una scrittura diretta che taglia e cuce, che senz'altro prediligo.
Si porta a casa un 3/5 stiracchiato, con molte riserve.
C: "Persone normali" è un libro di cui ho odiato quasi tutto.
Per primo la scrittura stessa (e parlando di letteratura, direi che non andiamo proprio bene) che definirei “normale” o peggio mediocre, come le persone di cui vuole scrivere, ma pretenziosa allo stesso tempo, altamente sopravvalutata.
Nel suo primo “Parlarne tra amici”, che ha almeno il merito di aver ispirato il titolo di questa nuova rubrica, era sicuramente più “a fuoco” e certe mancanze o ingenuità erano giustificate dal fatto di essere, appunto, un’opera prima, non tanto dall’età della scrittrice (Zadie Smith, anche lei giudicata, allora, la voce della sua generazione, a 25 aveva già scritto il capolavoro Denti Bianchi).
Da questo secondo romanzo mi aspettavo quindi di più, ma molto di più.
Tutto il libro ruota attorno ai due protagonisti, due millennials che si amano ma faticano a dirselo, che tergiversano anni, che lottano con i loro stessi sentimenti, che fingono di essere solo amici, che faticano a concedersi fino in fondo questo amore.
Marianne e Connel sono reali? Sono lo specchio dei 20enni di oggi? Forse si, questo non posso giudicarlo visto la mia età ma raramente ho trovato due protagonisti così poco accattivanti, così tristemente scontati, e questo posso giudicarlo, essendo una forte lettrice. Mancano i presupposti che giustificano la maggior parte dei loro comportamenti, del loro evolversi, dei loro drammi, del loro malessere. Ok, un accenno veloce a violenze subite da lei, lui è cresciuto senza padre, lei è ricca, lui è povero (e con i cliché abbiamo finito) ma detto questo il libro è una sequela di dialoghi vuoti, a tratti imbarazzanti, durante un susseguirsi di incontri dalla dinamica scontata, nei quali i due poco concludono, se non sotto le coperte.
Due ragazzi che potrebbero avere ciò che vogliono ma che, ingiustificatamente, si arenano in rapporti insoddisfacenti per entrambi. Ma qual'è la riflessione a cui ci vuole portare?
Che abbiamo più bisogno di essere dipendenti che indipendenti da qualcuno?
Della fatica di riuscire a stare con qualcuno rispetto a quella di staccarci?
Mi dispiace ma non mi basta. Voglio di più da quella che è definita la voce dei giovani d’oggi.
Sì, sa scrivere della sua generazione per la sua generazione a differenza però di chi sa scrivere di una generazione toccando i cuori e le menti di tutte le altre.
Il mio cuore non l’ha neanche sfiorato, figuriamoci la mente.
Un libro che mi lascia pochissimo ma che forse non aveva l'obiettivo di parlare a me.
Io ne parlerò però con le altre due davanti a un buon rosso, chissà che non mi facciano cambiare idea.
2/5
P: in disaccordo in parte con entrambe le mie colleghe di lettura, ho trovato il secondo romanzo della Rooney interessante e coinvolgente.
A onor del vero ammetto di avere ancora una simpatia per certi aspetti dei "teen drama", in particolare la passionalità emotiva e l'immancabile componente erotica. Chiarisco questa mia attitudine non tanto perché il romanzo in questione possa essere categorizzato come "teen drama", tutt'altro, ma in quanto condivido che si noti la giovane età della scrittrice dai suoi testi, sia per i temi trattati che per l'approccio ad essi.
Trovo il punto di vista della Rooney empatico e introspettivo, spiccatamente femminile: dubito che leggendo i suoi romanzi un lettore sufficientemente esperto imputerebbe l'opera ad uno scrittore.
Queste caratteristiche, a mio gusto, non possono essere considerate difetti o mancanze.
Certo il tema di fondo è una relazione nata tra due adolescenti, nulla di sorprendente.
Di contro c'è però una delineazione affascinante del profilo psicologico dei personaggi, soprattutto, tanto per ribadire la quota rosa, della protagonista e la descrizione angosciante e disturbante della percezione del sé come "non amabile" e profondamente sbagliato che sfocia in condotte punitive di crudele auto-sabotaggio.
Come può, chi non riesce a sentirsi normale, dove per normale si intende uguale agli altri, adeguato, con il suo posto nel mondo, riuscire ad avere una relazione duratura e funzionale?
In conclusione ritengo che "Persone normali" sia un romanzo che offre tanti spunti di riflessione, appassionante sebbene non travolgente.
Un bel 4/5 e....ad maiora Sally!