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C.

non si giudica un libro dalla copertina


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"Accumula cibo, e il cibo andrà a male; accumula denaro, e marcirai tu; e se si accumula il potere, marcirà la nazione."

Genio e follia vengono spesso abbinati e nel caso di Chuck Palanhiuk penso sia corretto.

Non so se ne sarà contento ma non penso certo di essere la prima a definirlo un genio pazzoide o un pazzo geniale, e in ogni modo non penso leggerà questo post.

Il libro in questione è il suo ultimo “Il libro di Talbott” che racchiude appunto la genialità di Palhaniuck come scrittore ma anche la sua vena folle nel concepire sia la trama, assolutamente unica, che la struttura stessa del libro.

Lo scrittore, famoso per avere nella sua ormai lunga carriera, affrontato ogni forma stilistica, in questo caso racconta una trama a dir poco complessa nel modo più complesso possibile ma dando un nuovo senso al tutto e lasciandoci un libro meraviglioso.

Ma cerco di spiegarmi meglio: il libro è ambientato in un presente alternativo o prossimo futuro distopico e nello specifico in un America del Nord che sta per iniziare una guerra con il Medio Oriente per risolvere il ciclico problema di surplus di giovani maschi; allo stesso tempo prende vita un movimento rivoluzionario che, seguendo le parole di Talbott Reynolds prende il potere dopo e grazie a una serie di attentati e alla divulgazione per passaparola di un testo (un nuovo “Mein Kampft”) che diventa una forma di pamphlet profetico del nuovo mondo. Questo libro è “Il libro di Talbott”. Una rivoluzione che vede il popolo unito per il raggiungimento dell’unico obiettivo possibile, prendere finalmente le redini del potere dopo aver eliminato "i meno amati d'America" inseriti in una fantomatica lista su internet e ridistribuire le persone secondo criteri razziali così che ognuno possa vivere libero secondo le proprie inclinazioni.

Nascono così Caucasia (abitata da bianchi), Blacktopia (da gente di colore) e Gaysia (da omosessuali), i simili con i simili.

Il libro di Talbott sarà l'unico libro in circolazione e sarà obbligatorio averlo con sé, un testo agghiacciante, contraddittorio, visionario ed estremo. Un libro che lo stesso autore, e qui il genio, paragona al suo "Fight Club" mettendo in bocca a Talbott le parole che racchiudono il senso di questo nuovo romanzo:

«Fight Club racconta di uomini che acquistano potere come singoli per mezzo di una serie di esercizi-...-insegna che ogni uomo ha un potenziale che va ben oltre l’immagine idealizzata che ha di sé. Dopo di che, ognuno sarà libero di seguire il suo destino: costruire case, scrivere libri, dipingere autoritratti.»

«Palahniuk… In tutta la sua opera non parla che di castrazione. Di castrazione e di aborto».

I personaggi sono molti e ogni paragrafo ne segue uno, in un momento diverso, in un posto diverso, si rincorrono per quasi 400 pagine, sfiorandosi appena: un grande puzzle smontato che lo scrittore pezzo per pezzo mette insieme mettendo a dura prova l’attenzione del lettore ma anche stimolandolo e dando conferma del suo immenso talento.

Era pornografia del sentirsi nel giusto. L’orgasmo più appagante lo si prova quando si dimostra che tutti gli altri hanno torto.

Non c’è contenuto erotico che possa competere con l’ebbrezza che gli uomini traggono dal vincere. E il libro di Talbott non trattava d’altro se non del vincere. Talbott, il vecchio barbogio, sapeva bene qual era il supremo desiderio degli uomini.

Il libro porta alla luce le assurdità della società contemporanea e smaschera le teorie complottiste, l'odio e il desiderio di potere e popolarità che giacciono latenti nella mente degli americani e non solo.

Questa volta Chuck non si aggiudica le mie personalissime 5 stelle, ma solo per il fatto che la fatica, in certi punti, ha superato il piacere.

Un piacere comunque sempre immenso.

4/5


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