Ho letto "Boy Erased - Vite cancellate" di Garrard Conley. Edito da Edizioni Black Coffee.
Io e la mia socia in affari culturali vi abbiamo più volte parlato di questa piccola casa editrice che amiamo molto e che si occupa di letteratura nord americana. Lo fa con passione e grande professionalità e noi siamo felici di acquistare le loro proposte, che spesso vanno incontro ai nostri gusti.
Anche questa volta li ringraziamo per averci permesso di conoscere questa storia piena di sofferenza che sembra far riferimento ad un periodo storico lontano e invece riguarda il nostro tempo.
Siamo infatti nel 2004, in una piccola cittadina dell'Arkansas, nell'America profonda, dove l'autore, Garrard Conley, in questo memoir, ci racconta della sua esperienza personale.
Ci racconta di quando, appena quattordicenne, i suoi genitori lo obbligarono ad iniziare un percorso di conversione, pentimento e guarigione dall'omosessualità, in una struttura religiosa (LIA - Love in Action), che ha come scopo proprio quello di "curare" dall'omosessualità, attraverso "terapie riparative".
Avete capito bene: 2004. Stati Uniti d'America.
L'unica colpa di Garrard quindi, è stata quella di aver scoperto di amare persone del suo stesso sesso.
Una colpa inaccettabile per la piccola comunità bigotta e ortodossa e soprattutto per il padre, pastore battista. Un' onta insopportabile per la quale pone il figlio difronte ad una scelta: o farsi curare o abbandonare famiglia e amici allontanandosi da loro.
Garrard, cresciuto in questo ambiente ultra ortodosso, inizialmente sente di essere nel torto, segue il consiglio dei genitori pensando effettivamente di poter guarire da questa "malattia". Proverà per qualche mese a resistere, a combattere contro i suoi istinti, iniziando un percorso lungo e doloroso.
Mi rendo conto, scrivendo, che data l'assurdità della questione, mi ritrovo a dover virgolettare molte parole, "malattia", "guarire" "curarsi" "terapie riparative", per evidenziare che sono parole che non dovrebbero essere usate in questo contesto, svuotate del loro significato preposto, decontestualizzate.
Ma qui è tutto sbagliato. Il senso di queste parole è maledettamente sbagliato. Non si CURA l'omosessualità; non è una MALATTIA e pertanto non si GUARISCE. Così come non si guarisce dall'ignoranza e dall'ottusità, evidentemente, che è viva e vegeta e che negli ultimi tempi sembra aver trovato nuova linfa.
E' tutto talmente assurdo da sembrare la trama di un brutto film. E invece no. E' una storia vera e queste cose succedono ancora.
Moti ragazzi hanno subito e continuano a subire umiliazioni di ogni tipo, violenze psicologiche con danni spesso irreversibili.
Alcuni di loro, come Garrard, ne sono usciti (non senza conseguenze psicologiche traumatiche), ma molti altri non sono stati così fortunati e in alcuni casi addirittura hanno trovato il suicidio come soluzione definitiva ai loro problemi.
Ora Garrard ha trentatré anni, è un attivista per i diritti dei gay e il suo libro, che oltretutto è scritto molto bene ed evidenzia un grande talento, sta riscuotendo molto successo; vive a New York con il marito e racconta la sua esperienza personale nella speranza che possa aiutare tanti giovani a liberarsi da oppressione e pregiudizi.
Questo libro è insieme bellissimo e straziante.
Durante la lettura si provano sentimenti contrastanti, dalla rabbia al dolore, dal senso di impotenza alla voglia di urlare, dalla frustrazione al disgusto. E poi ancora rabbia, rabbia, RABBIA!
4/5