“Cosa rendeva preziosa una cosa? Perderla e ritrovarla.”
È passato ormai un mese dalla lettura di “Quello che non ti ho mai detto”, romanzo d’esordio di Celeste Ng, e ancora non ne avevo scritto.
Non so, a volte i libri vogliono lasciati lì, a sedimentare un po’, per trovare le parole giuste e dopo un mese non so se le parole le ho trovate, ma ci provo. Non che il libro sia particolarmente “difficile” da spiegare o catalogare, in fondo è un thriller.
Però non lo è perché è molto di più, ed è proprio questo il suo bello.
Il libro inizia con una scomparsa. È mattina e Lydia, la seconda dei tre figli di Marilyn e James è in ritardo per colazione.
Non è nel suo letto, non è a scuola, non ha dormito fuori casa, è scomparsa.
Si scoprirà immediatamente che Lydia è morta annegata nel laghetto vicino casa e da qui, quello che sembrerebbe un libro esclusivamente volto a trovare un omicida, o un motivo per l’accaduto, diventa altro. Diventa la storia di due fratelli e due genitori che perdono la persona amata e della ragazzina che pensavano di conoscere; un indagine nelle viscere della famiglia Lee e di cosa nasconde.
Attraverso la reazione di ognuno di loro al lutto, il racconto delle giornate antecedenti al fatto e la storia del passato dei due genitori, la Ng ti porta a scoprire l’accaduto attraverso nuove strade. Con Il suo talento nel «dire» e «non dire», nello svelare senza inutile enfasi le radici profonde di una tragedia famigliare, solo in apparenza ordinaria, reinventa, a mio parere, il genere thriller.
Lydia non è più sola protagonista o vittima, lo sono tutti, con i loro segreti ed emozioni nascoste.
La scrittrice mette sicuramente della sua esperienza personale in questo libro, figlia di una coppia mista americano-cinese come Lydia, fa riflettere sulla difficoltà di integrazione di una famiglia mista negli anni 70, sulla complessità della vita degli adolescenti, vittime delle proiezioni e dei rimpianti dei genitori e sui rapporti morbosi che si possono instaurare all’interno di una famiglia.
Ognuno sembra diventare invisibile all’altro: non ci sono occhi né orecchie per capire il dolore di chi si vive accanto. Il romanzo offre uno spaccato crudele di quelle trappole dorate in cui tutte le case rischiano di trasformarsi e tocca sul vivo tutti i lettori, genitori o figli che siano.
Con una scrittura piacevolissima, scorrevole e originale, la giovane scrittrice ha dato il via con questo libro a una carriera che durerà certamente a lungo e ha sicuramente raccolto una lettrice in più.
4/5