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S.

non si giudica un libro dalla copertina


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Lo devo ammettere, "Ragazze mancine" di Stefania Bertola, non è stata una grande esperienza letteraria.

Non che me lo aspettassi, questo no.

Già dalla lettura della trama avevo capito che mi avevano regalato un cosiddetto "romanzo leggero", che probabilmente non avrei mai acquistato, seppure la copertina sia molto bella. Qualche volta effettivamente mi è capitato di acquistare libri solo attirata dalla copertina, ma questa trama non mi avrebbe di certo colpita.

Al netto pero' di aspettative che non avevo, non è andata nemmeno così male. Voglio dire, poteva andare peggio.

La trama, dicevo, non è di quelle esaltanti; risulta semplice e stereotipata, condita con qualche divagazione, interessante ma solitaria.

Le protagoniste sono due donne (ragazze mancine) che si incontrano casualmente e per una serie di rocamboleschi quanto improbabili eventi, si trovano a dover convivere, per un periodo. Adele, la cui massima aspirazione nella vita è stata farsi mantenere da un uomo ricco, ed Eva, ragazza madre spiantata e scavezzacollo, stanno infatti attraversando un momento di precarietà, emotiva ed economica, e trovano aiuto l'una nei confronti dell'altra e ovviamente anche l'amore in un inevitabile lieto fine servito su piatto d'argento.

Mi rendo conto che detta così suoni molto poco accattivante, ed infatti così è.

Niente di originale se non che la scrittura della Bertola scrive molto bene e ha reso tutto più sopportabile. Scorrevole e questa sì, non banale.

Ironica e divertente, con un linguaggio ricercato e a tratti illuminato. Per questo dico che è un vero peccato perché la penna della Bertola è ottima ma a questo punto direi sprecata.

Troppi luoghi comuni, troppi intrighi impossibili, troppa bontà e troppo lieto fine!

Diciamo pure che grazie alla bravura della scrittrice torinese che riesce comunque in qualche modo ad agganciarti e grazie a bei momenti di divertimento, sono riuscita a finirlo, ma a tratti è stata dura, perché va bene la spensieratezza ma qui si esagera.

"Basta col vapore, Maria. Il vapore non è vita. E basta anche con la sogliola. La sogliola al vapore e la carta assorbente che ha preso un po’ di pioggia sono in-di-stin-gui-bi-li"

2/5


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