" Insomma, un giorno come un altro negli Stati Uniti e, come di consueto in un normalissimo sabato americano, dieci bambini e adolescenti venivano uccisi da un'arma da fuoco. Come il clima di quel giorno, nessuno di loro sarebbe finito sulle prime pagine dei quotidiani nazionali perché, proprio come il clima, la loro morte non turbava l'ordine stabilito, ma anzi vi si conformava"
Per chi ama gli Stati Uniti, nonostante tutte le sue eterne ed enormi contraddizioni, come me, questo libro è importante e necessario per capire la situazione attuale di questo continente tanto seduttivo quanto problematico.
Gary Younge è un giornalista britannico che lavora per il Guardian, e ha vissuto dodici anni in America.
E' di colore e ha due figli piccoli che sono cittadini americani, e hanno vissuto quindi i primi anni della loro vita proprio negli States. Questi alcuni dei motivi che lo hanno spinto a scrivere questo reportage in cui racconta una giornata, presa a caso, ed esattamente il 23 novembre 2013, e a descrivere le uccisioni di giovani di età compresa tra i 9 e i 19 anni, avvenute proprio in quella giornata. Eh sì perché la statistica parla chiaro: muoiono in media sette adolescenti al giorno per colpo d'arma da fuoco. La maggior parte dei quali neri e poveri.
In quel giorno preso a caso, i morti sono stati 10. Sette afroamericani, due ispanici e un bianco.
Una statistica spaventosa e incredibile che fa inorridire.
Oltretutto i casi riportati fanno capire quanto sia casuale e maledettamente probabile che questi ragazzi abbiano una speranza di vita così bassa. Molti di questi fanno parte di gang che operano indisturbate per le vie di molti quartieri poveri e abbandonati dalla sicurezza pubblica, ma altri sono morti casuali; ragazzi che si trovavano nel posto sbagliato, nel momento sbagliato.
Le storie sono molto diverse tra loro e Younge prova a cercare le motivazioni e porta a galla problemi enormi di disuguaglianza sociale, ghettizzazione, ignoranza, razzismo e ovviamente di controllo delle armi che pare veramente fuori controllo.
Sono stata molte volte in America, ma ovviamente da turista le cose non appaiono come realmente sono. E a meno che non si finisca in uno di quelle zone ad alto rischio, difficilmente si torna a casa con la sensazione di aver messo a repentaglio la propria incolumità.
A me non è mai successo e anzi, prima della lettura di questo libro, non avevo realmente idea di quanto grave fosse la situazione.
Certamente non cado dalle nuvole ma devo ammettere che questi numeri impressionano.
Younge riporta, in maniera ovviamente giornalistica, le storie di questi ragazzi, svolgendo un'accurata ricerca: incontra i familiari delle vittime e ripercorre le loro vite cercando di rendere giustizia alle loro storie, che spesso vengono trattate in maniera indifferente dai media, relegando le notizie in trafiletti di poco conto, quando non ignorate. In fondo è solo un altro povero giovane nero, o ispanico, che se l'è andata a cercare. Si tratta spesso solo di numeri che non scuotono le coscienze, che quasi disturbano...
" Distante dal suscitare l'interesse dei giornalisti, queste morti quotidiane non sono altro che un monotono stillicidio, un brusio di fondo così debole da permettere al Paese di andare avanti indisturbato, in un contesto culturale, politico ed economico che fa sì che ogni mattina alcuni bambini si sveglino ma non vadano a letto mentre il resto del Paese dorme tranquillo"
E' un libro pieno di dolore e ingiustizia che solo la forma piuttosto didascalica riesce a fare sopportare, ma è anche un libro in cui viene esposta molto chiaramente la verità, nero su bianco, avvalorata da statistiche e numeri che impressionano e oggettivamente ridicolizzano chi cerca di minimizzare i problemi, che ahimè cominciano ad affacciarsi anche alle porte della nostra bella Italia.
Probabilmente non smetterò di visitare questo immenso Paese, ma certamente lo farò con una consapevolezza diversa e maggior senso critico.
4/5