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C.

non si giudica un libro dalla copertina


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"Ho solo sette anni ma so che è questo, più di ogni altra cosa, a rendere diversa la mia famiglia:

noi non andiamo a scuola."

Una matita.

Una montagna.

La prima: un oggetto comune, piccolo, che non costa nulla ma con il quale si può scalare (metaforicamente) una montagna.

Quella matita che a tutti noi è stata messa in mano il primo giorno di scuola, ma non a Tara. Lei conosce solo la montagna (quella vera) in cui vive con la sua famiglia in una piccola comunità mormona nell'Idaho, e non è mai andata a scuola.

Ma ci andrà, e sarà l'inizio di una nuova vita.

Tara Westover cresce in una famiglia che segue le regole del Mormonesimo nella versione più rigida e a cui aggiungono credenze apocalittiche mal assimilate dagli estratti della Bibbia scelti a casaccio. La madre, remissiva e sottomessa, a sprazzi comprensiva e aperta, vive alle spalle di un marito fanatico e manipolatore; un padre che trincera la propria famiglia dietro la bandiera della libertà religiosa in attesa di una fine del mondo imminente.

Sono bandite le medicine, il sistema sanitario è un'istituzione mossa dal demonio così come la scuola, che serve solo a fare il lavaggio del cervello. Tutti i figli, maschi e femmine, crescono quindi in casa e senza certificati di nascita («sapevo di essere nata a fine settembre ed ogni anno sceglievo un giorno per il mio compleanno»), senza andare a scuola, senza leggere libri, con qualche nozione insegnata dai genitori e con una visione a dir poco contorta della realtà che li circonda e della storia.

La famiglia è il Bene, il mondo è il Male.

Alcuni di loro però si staccheranno dai genitori e troveranno una loro strada, lontani da quel padre che non fa che piombare giorno dopo giorno in un delirio religioso sempre più folle, fino a diventare un pericolo per tutti.

"Non avere certezze, ma non arrendersi a quanti dicono di averne, era un privilegio che non mi ero mai concessa.

La mia vita era una narrazione in mano ad altri. Le loro voci erano decise, enfatiche, categoriche.

Non avevo mai pensato che la mia voce potesse essere forte quanto le loro."

Tara, cresce come gli altri fratelli tra il lavoro in discarica e le faccende domestiche, succube del padre e di un fratello maggiore violento e folle ma che, grazie a una intelligenza acuta e alla sua curiosità, sgomiterà per studiare e per realizzarsi.

Scoprirà che tutto ciò che gli è stato insegnato è folle e controverso, farà ritorno più e più volte a quella montagna e a quella famiglia da cui in fondo non riesce a staccarsi, mossa da sensi di colpa e debolezza ma pian piano riuscirà a vedere e accettare la verità, a non vergognarsi di se stessa e a lasciarsi andare in quel nuovo mondo fatto di studio, rispetto ed educazione, che diventa ogni giorno più suo.

Scoprirà che il diavolo non era fuori, ma dentro la sua casa, che la barbarie non è del mondo, ma di quel Dio inesistente e del suo portavoce terreno che lanciava maledizioni e prediceva sciagure. Che la famiglia, rifugio e sicurezza di noi tutti, per lei è prigione e crudeltà.

"Tutti i miei sforzi, tutti i miei anni di studio mi erano serviti ad avere quest’unico privilegio: poter vedere e sperimentare più verità di quelle che mi dava mio padre, e usare queste verità per imparare a pensare con la mia testa."

Un libro sull'importanza dell'istruzione, sulla necessità di conoscere la verità storica e tramandarla e sulla follia dell'uomo.

Non è un libro contro le religioni in sé ma che mette in guardia verso il fanatismo religioso e apre gli occhi al fatto che comunque tutte le religioni, prese alla lettera o meno, limitano il pensiero umano, categorizzano e separano, discriminano e umiliano, in particolar modo le donne.

"Se mi arrendevo adesso avrei perso più di una semplice discussione. Avrei perso il possesso della mia mente.

Era questo il prezzo che mi si chiedeva di pagare, adesso mi era chiaro.

Quello che la mia famiglia voleva allontanare da me non era un demone: ero io stessa."

Uno dei tanti libri indispensabili all'umanità, una testimonianza sincera, un inno alla vittoria dell'intelligenza sulla religione, della verità sulla menzogna.

"Potete chiamare questa presa di coscienza in molti modi. Chiamatela trasformazione. Metamorfosi. Slealtà. Tradimento.

Io la chiamo un’educazione."

4/5


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