"Ce la caveremo, vero papà?
Sì. Ce la caveremo.
E non succederà niente di male.
Esatto.
Perché noi portiamo il fuoco.
Sì. Perché noi portiamo il fuoco."
Un cinque stelle grande così.
Un Capolavoro.
"La Strada" è un romanzo indimenticabile, obbligatorio, che fa soffrire, anche fisicamente; che ti mette alla prova e ti fa piangere.
Ma come dice C., proprio per questo necessario.
E' stata lei a regalarmelo dopo anni in cui ha provato a convincermi a leggerlo. E la ringrazio, come sempre e per sempre.
Sono sempre stata reticente per diversi motivi: uno, perché avendo visto, qualche anno fa, la trasposizione cinematografica, sapevo a cosa andavo incontro. Il film mi ha molto emozionata e quindi non volevo riprendere in mano quella sofferenza. In secondo luogo, C. mi aveva assicurato di aver pianto praticamente ad ogni pagina e quindi ho sempre scelto di posticipare. Da vera coraggiosa.
"Se non lo leggi sei una cretina, perché è di una bellezza inarrivabile", mi ha diceva; e io, da vera cretina, ho sempre posticipato.
Alla fine, esausta, me lo ha regalato e non ho più potuto esimermi.
L'ho letto in due giorni. Ho pianto, sofferto, ma anche goduto di tanta bellezza.
Ed è questo che deve fare la letteratura, quella bella, quella vera, emozionarti e lasciarti senza parole (e senza fiato).
Le parole di Cormac McCarthy sono coltellate e ad ogni pagina vorresti non averlo mai iniziato ma cresce in te la consapevolezza che nulla potrà fermarti dal continuare a leggerlo.
I fatti sono questi: padre e figlio (piccolo), in un non precisato momento, in un luogo non definito (comunque dell'America del Nord), a seguito di una apocalisse nucleare che ha spazzato via la civiltà in ogni sua forma e in cui l'umanità è ridotta ad uno stato primitivo, intraprendono un viaggio a piedi verso il Sud, alla ricerca del caldo. Durante il viaggio dovranno lottare contro la fame, la malattia, il degrado e la paura, cercando di mantenere, loro sì, un briciolo di umanità. Come valigia un carrello della spesa nel quale tengono coperte, i pochi viveri e quel poco che gli garantisce una sopravvivenza sempre più a rischio.
Ad accompagnarli solo pioggia, freddo, grigiore, desolazione e miseria. Disperazione e morte.
".....Poi si inginocchio' nella polvere. Alzò il viso verso il pallore del giorno. "Ci sei?"- sussurro' . "Riuscirò' a vederti prima o poi? Ce l'hai un collo per poterti strangolare? Ce l'hai un cuore? Sii stramaledetto per l'eternità. Ce l'hai un anima? oh Dio"- sussurro`-" oh Dio".
Lo scrittore americano percorre il loro viaggio e ci fa esplorare l'apocalisse in maniera tangibile con una scrittura asciutta ed essenziale, con capitoli brevi ed efficaci e dialoghi serrati che ti chiudono la gola.
Ci si ritrova perfettamente catapultati in quella strada, con il freddo, la fame e la paura; si condivide l'inquietudine e l'amore totale di un padre che va oltre i suoi limiti e che rappresenta la speranza di un nuovo mondo.
"Nessuna lista di cose da fare. Ogni giornata sufficiente a sé stessa. Ogni ora. Non c'è un dopo. Il dopo è già qui. Tutte le cose piene di grazia e bellezza che ci portiamo nel cuore hanno un'origine comune nel dolore. Nascono dal cordoglio e dalle ceneri. Ecco, sussurrò il bambino addormentato. Io ho te".
Ora sono io che lo consiglio a tutti.
Lo regalerò e costringerò le persone che amo a leggerlo, così come ha fatto C. con me.
Le ho scritto un messaggio subito dopo aver finito l'ultima pagina.
L'ho ringraziata, ancora in lacrime e lei mi ha risposto: "Lo so. Piano piano passa, ma, accidenti, che bellezza eh?"
C. ha (quasi) sempre ragione ;)
" La rivelazione finale della fragilità di ogni cosa. Vecchie e spinose questioni si erano risolte in tenebre e nulla. L'ultimo esemplare di una data cosa si porta con sé la categoria. Spegne la luce e scompare. Guardati intorno. Mai è un sacco di tempo. Ma il bambino la sapeva lunga. E sapeva che mai è l'assenza di qualsiasi tempo."
5/5