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  • S.

non si giudica un libro dalla copertina


“Mia madre è morta lunedì 7 aprile nella casa di riposo dell’ospedale di Pontoise, dove l’avevo portata due anni fa.

Al telefono l’infermiere ha detto: «Sua madre si è spenta questa mattina, dopo aver fatto colazione».

Erano circa le dieci”.

Pochi giorni dopo la morte della madre, Annie Ernaux scrive questa frase su un foglio che diventerà l'incipit di uno splendido saggio,

"Una donna", ennesimo lavoro autobiografico di una scrittrice che amo e che, a ogni suo passaggio, mi lascia segni indelebili.

Ho già scritto, in altri post, di quanto sia felice quando esce un suo lavoro, perché so cosa mi aspetta: momenti di vero piacere.

E cosavelodicoaffare, anche per "Una Donna" i sentimenti provati sono stati gli stessi: ammirazione, emozione .

In questo nuovo saggio ci parla quindi della madre, con la solita eleganza e la giusta distanza. Con un talento indiscutibile che lascia come sempre gli occhi lucidi e il cuore felice. Comincerà a scriverne dieci mesi dopo la sua morte, in modo da superare in qualche modo il lutto, nell'unico modo che le è congeniale, scrivendone. E per fortuna...

Ci racconta non soltanto delle vicende personali ma cercherà di farne un ritratto di donna al di là del suo essere madre.

Molti dei racconti riportati li avevamo già trovati negli altri saggi scritti dalla Ernaux ma qui ritroviamo il dolore, la necessità di farci capire cosa ci lega così profondamente a una madre che si è tanto amata ma con la quale ha sempre avuto scontri e difficoltà di relazione.

Così amata ma così diversa.

"Non sto scrivendo su di lei, piuttosto ho l’impressione di vivere assieme a lei in un tempo, in luoghi in cui è ancora viva”

Ne ripercorre la storia. Da giovane donna, nativa della Normandia, che si vuole in qualche modo affrancare da una vita di duro lavoro in campagna, a moglie e madre che non ha mai smesso di lavorare nel suo negozio di alimentari, motivo di orgoglio, portato avanti con le sue sole forze, fino al momento della tremenda malattia in cui la scrittrice francese trova le parole, dolci ed emozionanti, per descrivere l'allontanamento graduale alla vita con tenerezza disarmante.

“Mi è sembrato di trovarmi davanti alla ragazza che mi aveva partorito con difficoltà, in una notte di guerra”.

Un ennesimo suo libro prezioso, che in quanto figlia femmina mi ha messo continuamente in discussione e commossa.

Come ci racconta il rapporto madre/figlia è sublime; l'incomunicabilità, la fragilità e l'insostenibilità di certe situazioni, spiegate con il solito apparente distacco e con la solita incredibile lucidità, dando il la a necessarie riflessioni.

Il suo è un dono prezioso; quello di possedere le parole e saperle utilizzare al meglio, con uno stile unico inconfondibile, che non può lasciare indifferenti.

E' un libricino che si legge d'un fiato e che alla fine ti entra nello stomaco e nella testa; così poco tempo ci si mette a leggerlo e così in profondità riesce ad arrivare!

"Non ascolterò più la sua voce. Era lei, le sue parole, le sue mani, i suoi gesti, la sua maniera di ridere e di camminare, a unire la donna che sono alla bambina che sono stata. Ho perso l'ultimo legame con il mondo da cui provengo."

4,5/5


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