"Mio padre crede che la fame sia nella testa.
Io so che le cose stanno diversamente.
Io so che la fame è nella testa e nel corpo e nel cuore e nell'anima."
Ci sono libri che ti portano in mondi o tempi lontani.
Altri che ti fanno viaggiare con la fantasia.
E poi ci sono i libri “veri”, quelli che ti catapultano nella vita dello scrittore con cui ti ritrovi a condividere paure e intime confessioni. Questi libri, di solito, fanno male al cuore.
“Fame”di Roxane Gay è uno di questi.
È il racconto di una vita a dir poco difficile, la storia di un corpo diventato scudo e fortezza in cui Roxane si è rinchiusa 30 anni fa. Aveva 12 anni quando è stata stuprata. A farlo è stato il suo ragazzo, che lei amava, che l’ha attirata in un vecchio casolare una sera e, insieme ad amici ha abusato di lei in maniera atroce. Roxane ancora oggi sente l’odore della birra di cui puzzava il loro fiato e le parole che le sono state dette, unico dettaglio che non rivelerà in questo memoir intimo e coraggioso.
Considerata una delle più importanti femministe americane, la Gay, in questo libro in cui si mette completamente a nudo, racconta in maniera cristallina e sincera il suo percorso di autodistruzione e di rinascita.
Descrive lo stupro subito in maniera così schietta che mi ha portato a chiudere il libro e a riflettere se continuare la lettura, avevo la nausea e le lacrime agli occhi, ma solo conoscendo si cresce e si impara e così ho riaperto il libro e continuato.
Roxane è una vittima che ha taciuto quello che le era successo e che, come troppe volte succede, ha provato vergogna e senso di colpa e, senza l’aiuto di nessuno, si è persa.
"Odiarmi diventò naturale come respirare. Quei ragazzi mi avevano trattata come fossi niente, quindi diventai niente."
Il racconto, impietoso e sincero, è una sfida a guardarsi senza giudicare, un tentativo coraggioso di spiegare come si può arrivare ad essere «patologicamente obesa» (ha raggiunto i 268 chili di peso) in un tempo in cui il corpo della donna deve essere sempre giovane, perfetto, seducente. Racconta delle molte difficoltà che incontra ogni giorno a causa del suo peso, dai piccoli gesti che per lei diventano sforzi enormi, alla difficoltà nel rapporto con gli altri e con una società che non solo non la accetta, non la vede.
"Più sei grande, più il tuo mondo diventa piccolo.
Più sei grande, più il tuo mondo diventa piccolo."
Si potrebbe pensare che la sua sia stata una sconfitta, non essendo riuscita a perdere i chili di troppo, ma è chiaro che la Gay esce vincitrice da una guerra con se stessa. È arrivata ad amarsi dopo essersi odiata, ad aver cura di sé dopo essersi buttata via e a non conformarsi al modello dominante di bellezza.
A non provare più vergogna, quel sentimento che l’ha accompagnata tutta la vita.
Che dovrebbero provare solo i colpevoli ma che, purtroppo, provano sempre e solo le vittime.
Il libro negli Stati Uniti è diventato un caso editoriale che ha ribaltato molti stereotipi sul corpo femminile, sulla violenza di genere e sulla ricerca di sé, diventando un bestseller.
Io ne sono contenta perché è un libro da leggere e che credo aiuterà moltissime persone con lo stesso problema a salvarsi e potrebbe aiutare la società intera a capire.
"Non ero come le altre ragazze, mi dicevo.
Io potevo mangiare tutto quello che andava a me e anche tutto quello andava a loro.
Com'ero libera. Ero libera all'interno di una prigione che mi ero costruita io."
4/5