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S.

non si giudica un libro dalla copertina


Già dalle prime pagine di questo nuovo romanzo di Jennifer Egan, "Manhattan beach" si percepisce la penna magica della scrittrice che delinea situazioni ed emozioni in maniera magistrale. Dopo le prime pagine ti sei già chiusa la porta alle spalle e sei entrata nella storia con tutti i sensi. Finalmente dopo 8 anni dal suo splendido "Il tempo è un bastardo", romanzo che le è valso il Pulitzer, torna a farci sognare, e questa volta lo fa con un romanzo storico.

Le vicende dei protagonisti si alternano all'interno di un periodo che va dalla metà degli anni '30 alla metà degli anni '40,

in un' America impegnata nella seconda guerra mondiale, in una ricostruzione ineccepibile.

E' tutto perfetto, tutto scritto in maniera meravigliosa. Sembra proprio di essere lì, in quel momento. Si percepisce il grande studio e la ricerca fatta. Ogni dettaglio è curato e raccontato con maestria.

Anna Kerrigan è una dodicenne molto sveglia che adora il padre e lo accompagna nei giri che deve fare per il sindacato irlandese degli scaricatori portuali. Ha una sorella, Lydia, nata con una grave malformazione che l'ha resa storpia, di cui si prende cura.

I costi per il mantenimento della figlia menomata sono molto alti, pertanto il padre è costretto a contattare il boss Dexter Styles che lo farà entrare nei loschi intrighi della mafia italo americana.

Come spesso accade nei romanzi della Egan, anche qui abbiamo balzi temporali e cambi di prospettive, anche improvvisi, che però mai ti fanno perdere il filo. Ci sono moltissime sotto-trame che accompagnano la vita di Anna, molte storie intrecciate nello sfondo affascinante di una New York alle prese con la Grande Depressione.

Il suo talento e la sua eleganza sono così evidenti che davvero consolida la sua posizione tra le mie scrittrici preferite.

Insomma, ero tranquilla e serena e mi gustavo il mio romanzo perfetto quando ad un certo punto qualcosa è cominciato ad andare storto: verso la metà, la lentezza del romanzo mi ha messa in difficoltà e devo dire anche un po' per la noia del racconto del mare. C'è davvero tanto, troppo mare.

Sarà che certi argomenti mi stufano a prescindere, ma il racconto di Anna, che dopo aver scelto con tenacia di diventare una palombara, comincia i corsi di preparazione, mi è sembrato infinito.

Il finale per fortuna ritrova la spinta iniziale e anche se non brilla per originalità, mi ha riportata all'interesse delle prime pagine.

Certo che leggere la Egan è sempre un’esperienza notevole. Si percepisce la sua passione per la Woolf, alla quale dice di ispirarsi, soprattutto nel trattare temi come il femminismo, con cura e delicatezza, ma sempre con grande determinazione.

Lo ha ambientato "in un mondo senza telefonini, dove le donne hanno preso i posti degli uomini. Fantascienza pura, a ritroso".

Come non amarla?

4/5


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