È una meraviglia questo romanzo di Rosella Postorino, "Le assaggiatrici".
Ispirato dalla vera storia di Margot Wolk, donna tedesca che ha taciuto per tutta la vita una verità imbarazzante: durante la seconda guerra mondiale (negli ultimi anni) ha svolto il "lavoro" di assaggiatrice per Hitler. Poco prima di morire, ormai anziana, racconterà tutto.
Ha fatto parte di un gruppo di donne tedesche costrette ad assaggiare le pietanze destinate al Furher per assicurarsi che il cibo non fosse avvelenato.
La Postorino interessata alla notizia letta su un giornale, cerca in tutti i modi di mettersi in contatto con la donna ma invano.
E' il 2014 e la donna è morta da poche settimane all'età di 96 anni, quando riesce finalmente a trovarne l'indirizzo di casa.
Decide quindi ugualmente di scrivere questo romanzo e posso dire che ha fatto molto bene, perché oltre ad una esecuzione impeccabile, la storia è incredibile, coinvolgente e meravigliosamente intensa.
"Fra le pareti bianche della mensa, quel giorno diventai un' assaggiatrice di Hitler.
Era l'autunno del '43, avevo 26 anni, 50 ore di viaggio, 700 km addosso"
L'autrice ci racconta quindi la storia di Rosa Sauer, della sua vita, del suo lavoro, delle sue debolezze e ancora una volta, in un grande romanzo, l'assurda e brutale storia del nazismo. Un ulteriore doloroso aspetto di questo inconcepibile orrore.
Riesce a farci percepire in maniera straordinaria le paure, il disprezzo, i momenti di attesa, di apprensione e la solitudine di queste donne abbandonate al loro destino.
Rosa è sola, il marito è in guerra da anni e vive con i suoceri, non avendo più alcun parente vicino, a pochi chilometri dal quartier generale di Wolfsschanze, la cosiddetta Tana del Lupo, nella Prussia orientale e svolge questo lavoro tutti i giorni per tre volte al giorno, dal 1943.
Per tre volte al giorno rischia la vita, insieme ad altre donne con le quali piano piano instaurerà una forma di amicizia, di sorellanza nella sfortuna. Insieme vivranno la grande contraddizione di avere la fortuna di fare tre pasti al giorno, in un momento storico di estrema povertà e carenza di cibo, e allo stesso tempo rischiare la vita ad ogni boccone.
Ma Rosa non è soltanto un'assaggiatrice. E' una donna giovane che ha bisogno d'amore e che vive di ricordi, di paure e sensi di colpa.
Vivrà a lungo ma mai racconterà quel periodo della sua vita in cui ha vissuto un'esperienza inumana.
"Non ho mai detto nulla, e non lo dirò. Tutto quel che ho imparato, dalla vita, è sopravvivere."
Il poetico finale è solo la ciliegina sulla torta di questo gioiello che ricorderò a lungo.
4.5/5