Ancora una volta eccoci qui, a fare le "bastian contrarie".
"La forma dell’acqua", film osannato da tutti, candidato agli Oscar e di cui ci aspettavamo davvero tantissimo, ci ha in parte deluse.
Una favola moderna, ma neanche tanto, con una morale abbastanza banale alla "Edward Mani di Forbici" + "La Bella e la Bestia", con un contorno di dolce atmosfera, ma più dark, alla "Il Favoloso Mondo di Amèlie", ci ha riempito gli occhi di forma e stile ma non è arrivata al cuore.
Ogni scena è una pennellata d'artista, un quadro meraviglioso ma la poesia di cui tutti parlano non l'abbiamo colta.
Il visionario messicano-hollywoodiano Guillermo del Toro affronta con coraggio quello che si può definire un Monster Movie romantico, 64 anni dopo "Il mostro della laguna verde" di Jack Arnold, di cui non è l'esatto remake ma da cui è stato ovviamente ispirato.
Ambientato durante la guerra fredda il film è la storia d’amore tra una donna delle pulizie muta e un anfibio uomo-pesce prelevato di forza dall’ esercito Usa e rinchiuso nei laboratori governativi Occam per essere “studiato” in anticipo sui russi.
Anche in questo film il regista messicano ripropone il suo ormai collaudato mix di ricostruzioni storiche identificabili e trame fiabesche che strizzano l’occhio all’horror classico; c'è spionaggio, commedia, thriller e pure un po' di splatter e come in ogni favola che si rispetti i cattivi sono super cattivi e i buoni buonissimi, tutto al limite dello stereotipo ma se di favola si parla, ci sta.
E noi, con gli occhi e i cuori pronti a godere, appunto, di una bella favola d'amore (e accettando ogni "licenza poetica" del caso) abbiamo aspettato. Aspettato che il cuore facesse BOOM e spuntasse una lacrima ma... niente.
È chiaro l'amore del regista per il cinema americano di una volta, il suo talento nel dar carattere e umanità al "mostro" (meravigliosamente realizzato e interpretato dal suo attore feticcio Doug Jones) e il gusto stilistico che lo contraddistingue, ma non è stata poesia.
“Incapace di percepire la tua forma ti ritrovo ovunque intorno a me,
la tua presenza mi riempie gli occhi con il tuo amore, e commuove il mio cuore, perché sei ovunque”.
Queste parole fuori campo accompagnano la fine del film, una fine abbastanza scontata a livello di trama ma visivamente incantevole, dove i corpi dei due amanti si fondono insieme e prendono, appunto, la forma dell'acqua.
Forse 13 nomination sono troppe, forse vincerà quella come Miglior Regia, e ci potrebbe anche stare, per noi sicuramente non il Miglior Film.