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non si giudica un libro dalla copertina

C.

"Sono Harry August, nato il primo dell’anno nel 1919. Ho 68 anni. Ho ottocentonovantanove anni. Ho ucciso direttamente settantanove uomini, cinquantatré dei quali morti in una guerra o nell’altra, e ne ho assassinati indirettamente, come conseguenza delle mie azioni,

almeno quattrocentosettantuno, che io sappia. Ho assistito a quattro suicidi, centododici arresti, tre esecuzioni. Ho visto il muro di Berlino sorgere e cadere, ho visto le torri gemelle sbriciolarsi tra le fiamme e la polvere, parlato con uomini che avevano strisciato nel fango nella battaglia della Somme, ascoltato i racconti della guerra di Crimea, sentito sussurri dal futuro, visto i carri armati entrare in piazza Tienanmen, camminato lungo il percorso della Lunga Marcia, sentito il sapore della follia a Norimberga; ho visto Kennedy morire e il lampo del fuoco nucleare esplodere sull’oceano. Nessuna di queste cose per me è importante anche solo la metà di questa."

Chi di noi non ha pensato, almeno una volta: “Se rinasco giuro che…” oppure “ in una prossima vita farò...” immaginando una seconda possibilità per correggere gli errori fatti o raggiungere i propri obiettivi?

Harry August rinasce in eterno. Muore e rinasce nello stesso modo, momento e luogo e la sua vita gli si ripropone sempre uguale.

Un privilegio e una condanna.

Harry cambierà in ogni modo le sue vite per evitare di impazzire, per dare un senso al tempo che si ripete ciclicamente, per fare tutte le esperienze possibili, fino al giorno in cui incontra una bambina che, sul letto di morte (di una delle tante), gli dice che il mondo sta finendo ed è lui che dovrà fare in modo che questo non avvenga.

Harry si rende conto che il progresso si muove troppo velocemente e questo sta cambiando le sorti della storia e il destino dell’uomo.

Da questo momento in poi lo scopo delle rinascite di Harry sarà proprio il tentativo di fare tutto il necessario affinché le peggiori conseguenze di questo mutamento non si realizzino.

Claire North (pseudonimo che Claire Webb adotta quando affronta il genere fanta-scentifico) nel libro "Le prime quindici vite di Harry August" mette in scena un intrigo fitto di colpi di scena, riesce a raccontare centinaia di anni di esistenza di un uomo muovendosi da una vita all'altra in maniera fluida e credibile. Ognuna è collegata alle altre e allo stesso tempo indipendente dalle altre. Un lungo flusso di coscienza, narrato in prima persona, come un gioco di scatole cinesi.

È la storia di una e di tante vite.

Un ripetersi e susseguirsi di guerre, disastri, evoluzione tecnologica e altro...eventi che rischiano di essere modificati dalla volontà di un solo uomo. Ed è proprio questo lo scopo di Harry, fare in modo che tutto sia quello che è giusto che sia, preservare l'umanità e trovare chi vuole manipolarla e porne fine.

Con l’aiuto di altri come lui e del loro club segreto, affronterà nelle diverse vite lo stesso uomo, il suo migliore amico nonché il suo peggior rivale. Un rapporto maniacale, un legame profondo e ossessivo che lega, vita dopo vita, il buono al cattivo e che ci porta a riflettere sul senso dell'amicizia, sull'importanza delle scelte che si fanno, sulla costante ricerca del significato della nostra esistenza e sul senso di onnipotenza insito nell'uomo.

La giovane scrittrice, capace di ricominciare la storia ad ogni capitolo senza annoiare mai, senza ripetersi e mantenendo sempre costante l'attenzione e la tensione, dimostra davvero il talento che le è stato riconosciuto. I temi trattati sono tanti, la lealtà, la famiglia, l'ambizione, perfino l'amore, quello che non si dimentica neanche in un secolo.

Un libro avvincente come pochi, scritto benissimo, pensato in ogni minimo dettaglio perché nulla sia scontato o risulti troppo contorto.

Una storia di fantascienza che riesce nel difficile intento di risultare realistica; la storia di un uomo che, se non per il fatto di essere immortale, ama, odia, sceglie e reagisce come ognuno di noi.

Un libro di cui vorrei davvero vederne il film.

"A cosa servo, io?

A cambiare il mondo – molti, molti mondi, ciascuno toccato dalle scelte fatte nella vita, una conseguenza per ogni atto e una verità in ogni amore e in ogni pena. Oppure, proprio a niente."

4/5


 
 
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