Come sapete sono alle prese con la saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard e ho appena terminato la lettura del secondo capitolo, "Il tempo dell'attesa", pubblicato per la prima volta nel 1991.
Questo post non sarà molto diverso dal precedente, relativo a "Gli anni della leggerezza", perché la Howard è penna delicata ed elegante e anche qui dimostra tutto il suo talento.
Avevamo lasciato la famiglia Cazalet riunita davanti alla radio, nel 1939, in attesa di notizie sull'eventualità dell'inizio di una nuova guerra e ora, in questo nuovo romanzo, la guerra è arrivata e sta segnando la vita di tutti.
Il titolo "il tempo dell'attesa" rende perfettamente le intenzioni dell'autrice. L'attesa è proprio il tema centrale; si attendono notizie, persone, risposte, in un tempo che sembra non conoscere futuro.
Siamo quindi nei primi anni '40 e la Howard fa un'analisi storico sociale perfetta, nella quale i suoi personaggi crescono e maturano.
Gli uomini partono per la guerra, gli aerei solcano i cieli e a volte precipitano vicino a casa, i pasti cominciano ad essere razionati, le finestre oscurate e ognuno è alle prese con le proprio paure.
In questo capitolo lo sguardo è rivolto per lo più alle giovani ragazze di casa: Louise, alle prese con i primi rapporti amorosi, che sogna una vita da attrice; Polly, quella più sensibile e che più di tutte si interessa alle vicende internazionali ed è in eterno conflitto con la madre e Clary, che ama la scrittura e scrive toccanti lettere al padre dato per disperso durante la guerra, nel quale gli racconto la sua vita e tutto quello che succede nella grande casa dove tutta la famiglia vive questo periodo bellico. Dolcissima la lettera che scrive al generale francese De Gaulle per chiedergli di aiutarla a ritrovare il padre.
Tutte alle prese con i problemi dell'essere donna nella turbolenta età dall'adolescenza all'età adulta.
E' però giunto il momento di prendermi una pausa dai Cazalet per evitare l'indigestione. Dopo 1200 pagine (il totale dei primi due volumi) sento il bisogno di leggere altro. Vi assicuro però che la Howard è così brava a tenerti agganciata, senza mai annoiarti, che la sospensione è più una curiosità di leggere altre interessanti uscite che una necessità.
Ma tornerò presto a riprendere le fila di questa meravigliosa avventura.
"Non pensare che io voglia minimizzare il tuo dolore. Voglio dire solo che ci si può riprendere quasi da qualunque cosa.
Questo è il bello. Ecco perché quelli come Amleto avevano tanta paura dell'inferno.
Perché è un supplizio che non finisce mai e, personalmente, questo è il motivo per cui non credo che esista.
Io credo che finché uno è vivo tutto cambia e poi, quando uno muore, finisce e basta."
4/5